Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
La « Riforma >> e le Università 65 pedagogia, materia biologica; oppure lingua e letteratura latina, italiana e greca; e in un terzo gruppo storia antica, storia· mo– derna e geografia, confesso che mi sembra gravoso e antimetodico: modestamente, vorrei dire che la storia antica andrebbe meglio d'accordo con le lettere classiche che con la storia moderna. È giusto che lingua e letteratura latina e greca sieno insieme e che insieme sieno anche lingue e letterature neolatine e lingua e let– teratura italiana, ma perché mai, e in nome di che cosa, vanno insieme in qualche statuto istituzioni di d!iritto romano e diritto romano con la storia politica? Del resto, l'art. 29 del Regio De– creto 4 settembre 1925 n. 1604 ha opportunamente autorizzato al– cune Facoltà ad abolire gli esami di gruppo e a ristabilire quelli per singole materie: ecco la prova della giustezza delle nostre osservazioni. Secondo noi, l'unico criterio possibile è quello che gli esami si facciano per singole materie o tutt'al più per gruppi di due materie ,tra loro affini non tanto nel nome quanto nello spirito. E gli esami ci devono essere. Se c'è anc6ra chi sostiene che gli esami sono un ingombro inutile e porta come buono argo– mento l'esempio di Università straniere dove di esami di profitto non si parla neppure, gli risponderemo che in quelle Università c'è una disciplina per la frequenza, e un così difficile esame finale prima di essere ammessi al1a laurea, che si può in un certo senso· giustificare quella libertà. Si può giustificarla, benché poi, _e pro– prio in questi ultimi anni, i mali deU'autonomia e d11lla man– canza di esami si sono fatti così acuti che giunti alla fine dei corsi i giovani di quelle Università straniere si trovano disorientati e perplessi : essi hanno frequentato lezioni bellissime di grandi Mae– stri ma trascinativi piuttosto da un faci~e e retorico snobismo che da un determinato piano di studi, e si accorgono troppo tardi che una più ferma disciplina li avrebbe meglio aiutati., La pratica questo insegna: che gli esami, se fatti con serietà (non dico con severità), sono l'unico mezzo che discenti e docenti abbiano per conoscersi e provarsi. I docenti, più che a lezione, potranno attraverso gli esami apprezzare le qualità di un giovane, capirne la capacità di orientamento, conoscerne la preparazione; e i giovani controlleranno se stessi, capiranno le proprie defi– cienze, impareranno a parlare a ragionare a discutere di cose di cui un giorno o l'altro dovranno con responsabilità interessarsi. L'esame è l'unico mezzo che noi abbiamo per obbligare il giovane alla frequenza e alla preparazione efficace ed effettiva, poiché non vale obiettare che i seminari e le esercitazioni potrebbero dare analoghi risultati: non tutti frequentano i seminari, non sempre né dovunque sono possibili i seminari, ma sempre e dovunque noi dobbiamo provvedere affinché dalle Università escano lnureati de– gni della, laurea. Certo, se gli esami si fanno a serie, se gli esami- 5. - P~gaso, BibliotecaGino Bianco
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