Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

La << Riforma >> e le Università 63 di tipo A o B che, naturalmente, non può essere la stessa che ha dato loro la laurea: supponiamo che tutti, o quasi tutti, i laureati di Catania vadano a Napoli. Li attende una Commissione composta di undici esaminatori ~(dal '23 al '26 le Commissioni fu– rono di quindici), dei quali sette professori di ruolo, un libero do– cente, tre membri estranei, divisi in tre sottocommissioni : di medicina e specialità affini (dermosifilopatia, pediatria, psichia– tria), chirurgia e affini (oculistica, otorinolaringoiatria, odontoia– tria), ostetricia. La Commissione è composta di professori della Fa– .coltà medica di Napoli, e così Napoli controllerà la preparazione dei laureati di Catania, Torino quella d'ei laureati di Napoli e . Firenze, Bologna quella dei laureati di Palermo e Genova ecc. ecc. : un collaudo interuniversitario, che talvolta procura ai giovani ,ggradite sorprese. L'autonomia degli statuti permette infatti che i giovani non frequentino lezioni di discipline che nienté vieta ,sieno rappresentate nella Commissione, di esame per l'abilitazione da un professore il quale, si voglia o no, pretenderà giustamente che il candidato con9sca le linee fondamentali, è spesso anche le particolari di una materia che potrebbe essere anche una disci– plina importante. E non è forse vero che I)-egli esami di Stato per l'abilitazione alla professione di chimico, l'unica prova scritta, che consiste nella risoluzione di un problema di chimica appli– cata, ad esempio di chimica industriale, mette in ser~o imbarazzo i giovani candidati, poiché il più d'elle volte essi non hanno stu– diato che risoluzioni teoriche e non si sono mai cimentati in eserci– tazioni di quel genere ? ,Si dirà che l'esame di abilitazione esercita per l'appunto questa funzione di controllo. D'accordo : ma è come chiudere le stalle dopo che i buoi se ne sop.o scappati. Noi siamo convinti che si è voluto, così facendo, rimed~are agli inconvenienti della passata pigrizia e indifferenza, ma crediamo tuttavia che il presunto ri– medio non giovi, e ci domandiamo, oggi, perché mai non si sia addivenuti ad una franca e chiara sistemazione degli studi. Con l'esame di abilitazione constatiamo il male ma non vi rimediamo, se si pensa che le statistiche variano dal cinque al dieci per cento di bocciati, e che la maggior parte dei candidati a quell'esame sono giovani laureati tre o quattro mesi prima. Laureati nell'Università di Catania, se fossero bocciati dalla Commissione di Napoli, si ò'omanderebbero perché mai Catania ha dato loro quella laurea che Napoli tre mesi dopo giudica immeritata. A _che vale, dunque, sottoporre i giovani ad un altro esame subito dopo la laurea, se -essi non hanno fatto nessuna pratica ospedaliera ? A che vale ra– tificare, per questa o quella ragione, e spesso soltanto pro bono pacis il giudizio dell'Università donde i giovani provengono, sur una ~ercentuale che poco manca non sia del cento per cento? È Biblioteca Gino Bianco

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