Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
60 Utinam questi, insieme con le continue correzioni e aggiunte e modifica– zioni apportate agli statuti un anno dopo l'altro. Se acquistate per caso una copia dello statuto di quella Università dì cui or ora dicevo, osservatene la copertina verdognola e vi leggerete che dal 1926 esso è stato modificato ben sei volte; e poi aprite a pa– gina 33 e scorrete l'art. 83: « lo studente d'ovrà iscriversi ogni anno ad almeno tre materie tra le quali potranno essere ripetute materie precedentemente prese (sic) purché il numero totale non sia nel quadriennio inferiore a dieci. Le materie saranno l'ibera– mente scelte fra tutti i corsi ufficiali o pareggiati della Facoltà di Lettere e di Filosofia e tre potranno appartenere anche ad altre Fa– coltà>>. Leggetene anch·e l'art. 85 e vedrete che, stando alla lettera dello statuto, si può conseguire la laurea iscrivendosi alla .Scuola di Storia antica (artt. 129-132) della durata di un biennio, e a quella di Studi storico-religiosi (artt. 154-160) della durata di un altro biennio, e sostenere, avendone la forza, anche gli esami su tutte e trenta le materie delle dlue scuole invece che sulle dieci prescritte, ma sempre evitando lingua e letteratura italiana latina e greca, le tre materie fondamentali che un tempo, e giustamente, figuravano obbligatorie per tutti i gruppi. Si dirà che in effetti i professori stessi cercano di consigliare i giovani e di indirizzarli verso un piano di studi meglio ordinato, ma allora vien fatto a chiunque abbia.buon senso di domand!are se questa benedetta auto– nomia sia o non sia tale. Se è contraddetta dai fatti, perché la– sciarla? E se è dannosa, qualora fosse intesa come gli statuti di alcune Facoltà la vorrebbero "intesa, perchè approvare quègli sta– tuti? Lasciare libero il giovane di seguire l'indirizzo che gli è con– geniale, è ottimo principio, ~d è stato sempre osservato dagli inse– gnanti seri, ma quella libertà dev'essere frutto maturo d'ello spi– rito. Noi erriamo, non i giovani: noi che li vorremmo lasciar liberi di farsi un programma quasi personale di studi, mentre abbiamo il dovere di guidarli e di vigilarli, specialmente nei primi anni della loro vita universitaria quando, desiderosi dli reagire alla costri– zione della Scuola Media, essi deviano e si sbandano e scelgono indifferentemente questo o quel corso di studi. . Dicano pure che il nostro è semplicismo; ma, di grazia, chi può negare che nelle Facoltà di Giurisprud'enza non si dovrebbe .in nessun caso prescinderè da insegnamenti fondamentali come diritto e procedura penale, diritto romano, diritto e procedura ci– vile, diritto commerciale, costituzionale, amministrativo, interna;– zionale? E che nelle Facoltà di Lettere lingua e letteratura ita– liana latina e greca dovrebbero essere obbligatorie triennali o biennali, e obbligatorie dovrebbero essere anche storia antica e moderna? Cosi si pratica ancora in alcune Università, dove l'ob– bligato,rietà delle materie fondamentali non impedisce che i gio- Biblioteca .GinoBianco
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