Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
La « R-iforma >> e le Università 59 <lamentali come le discipline di diritto romano; che in un'altra s'è laureato qualche studente che non aveva mai studiato diritto ci– vile ; e che non sono mancati casi di lauree in medicina conseguite senza aver dato l'esame di clinica medica. Ma, noi vogliamo rispar– miarci la fatica di aridi elenchi, tanto più che, ad onor -del vero, a poco ,a poco le Facoltà d'ov'era entrato quello strano criterio di lasciar liberi i giovani di scegliere un qualunque piano di studi, hanno spontaneamente chiesto e ottenuto che i loro statuti fossero nuovamente modificati. In proposito, sarebbe utile e istruttivo ri– cordare le deliberazioni del Consiglio Superiore per l'Educazione Nazionale nelle sedute 2-15 giugno 1926 ove si ritenne opportuno, per ovviare agli inconvenienti dell'autonomia, d'introdurre in al– cuni statuti norme per le quali ogni studente fosse obbligato a non trascurare le discipline propedeutiche. Naturalmente, si dichiarò in quella sessione che sempre facoltativa rimaneva la scelta delle mate– rie in genere, purché, però, fosse data la precedenza alle propedeu– tiche; anzi, per le Scuole di ingegneria si fu più espliciti e si obbligò gli studenti a un piano di stu~i dal quale non è più possibile dero– gare; e un simile provvedimento fu preso anche, e lo vedremo più innanzi, per le Facoltà di medicina. L'autonomia oggi è stata bat– tuta dovunque, o quasi; o si aggrappa tuttora allo statuto di qualche Facoltà, per esempio alla Facoltà di Lettere di una grande Univer– sità, il cui statuto non impedisce che lo studente non frequenti i corsi di lingua e letteratura italiana latina e greca. Potrei raccon– tarvi anche che in quella Facoltà, divisa per Scuole, gli insegna– menti della Scuola di Storia antica sono ben diciannove (art. 130) e vi figura perfino l'economia politica, ma non vi figurano né la lingua e letteratura latina, né la lingua e letteratura greca, quasi si pre– ferisca credere che lo storico possa fare a meno di leggere i testi e le fonti di cui si serve. E così è anche, purtroppo, della Scuola italiana di Archeologia dove pure si insegna epigrafia italica come nona materia facoltativa (art. 110); e della ·Scuola di Filologia classica, dove non si insegnano né storia antica, né archeologia, né epigrafia (art. 103). Che ogni studente sia obbligato a sostenere una prova scritta di traduzione dall'italiano in latino (art. 85), non è norma che impedisca di dimenticare il latino una volta che liberi sono i giovani. di cimentarsi in quella prova il primo anno, essendo ancora fresche le nozioni di quella lingua apprese nella Scuola .Media; ed è inYece inutile e superfluo che nel quarto anno <rli studenti sieno obbligati adi una, prova scritta su una delle di– :cipline della scuola alla quale sono iscritti, a,d una prova cioè che quasi sempre tratta di argomenti inerenti alla disciplina in cui il candidato intende laurearsi, svolgendo una particolare disserta– zione. I risultati dell'autonomia.sono questi, e, vorrei dire, sono stati BibliQtecaGino Bianco
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