Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
56 L. Salvatorell-i - 1l centenario dell' << A.iglon >> dall' Aubry, ma senza indicare le testimonianze; ad! ogni modo, anch'egli esclude che Francesco Giuseppe abbia potuto essere il frutto del loro amore. Secondo la maggiore probabilità, il Reichstadt ereditò dalla parte materna il germe della tubercolosi. Gli amori, comunque, non c'entrano. E probabile che a sviluppare i germi, o ad agevolare la rapida devastatrice invasione della malattia, - al momento della morte un polmone era già distrutto, - - concorressero gli strapazzi delle lunghe cavalcate e degli esercizi militari, di cui ·era appassionatissimo, e in genere la pochissima cura dei consigli dei medici. iMa pare, altresì, che questi non si siano resi conto solleci– tamente _dell'entità del male. Anima di ferro in un corpo di cri– stallo, ebbe a definirlo il dottor Malfatti: e si propende facilmente ad ammettere, che l'agitazione interna per la propria incerta sorte, l'rumbizione continuamente eccitata e delusa (<{ mi guardo sovente nello specchio e penso : questo capo h~ già portato una corona, ed ora è privo di ogni splendore))), la subordinazione e la sorveglianza impostagli in contrasto colla sua volontà imperiosa, contribuissero a logorarlo. Forse anc6ra è di velleità, piuttosto che di volontà, che si dovrebbe parlare. Una volontà vera avrebbe alfi.ne attuato qual– che cosa, o almeno fatto il tentativo. Si ha l'impres sione, che il duca esitasse egli medesimo di fronte all'impresa, che pur l'am– bizione gli faceva così intensamente vagheggiare. Delle sue incer– tezze, dei suoi dubbi su se medesimo abbiamo, anzi, testimonianze. Qualcosa di rumletico s'intravede nell'anima del rampollo di Napo– leone e degli Absburgo. . LUIGI SALVATORELLI. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy