Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Il centenario dell' << Aiglon >> 55 fare, per caratterizzare nettamente certe situazioni storiche. Di– ciamo piuttosto, che l'equivoco non era solo tra il Reichstaà.t e la democrazia francese bonapartistico-repubblicana, ma anche tra que– sta e i capi bonapartisti (ed ecco perché il Masson prova troppo). Noi abbiamo testimonianze di tutta una serie di passi compiuti da que·sti capi a Vienna per caldeggiare una ascensione al trono di Napoleone II, d'accordo coll'Austria e come garanzia dell'ordine europeo : tutto il contrario, cioè, dli quanto la massa dei loro seguaci voleva. Furono Giuseppe e Luciano, fu Gerolamo l' ex-re di Westfalia a fare di questi passi; fu perfino il ,Manguin, un capo di società segrete fra i principali, che, in compenso dell'appoggio del- 1' Austria ad una restaurazione bonapartista, faceva balenare la pro– spettiva di uno schiacciamento definitivo del giacobinismo. Era, insomma, la continuazione del bifrontismo di Napoleone, che poi sarebbe stata ripresa da colui che Victor Hugo chiamò « Napoleon le Petit )). Ma, pe:r quanto piccolo, questi riusci nel suo tentativo: vi riuscì, almeno, per la durata media di un regno. Napoleone III venne quando la soluzione repubblicana del problema politico fran– cese, e non francese soltanto, era avvenuta, e· aveva fatto prova non soddisfacente, e la rivoluzione del '48, - l'unica rivoluzione euro– pea che la storia può raccontare, - aveva fallito anch'essa; e lo spettro del_comunismo .allontanava la borghesia dalle idee liberali e democratiche. La· morte del duca di Reich~tadt e quella, di poco anteriore, di Luigi Napoleone, chiamarono alla successione dina– stica bonapartista il futuro autore del 2 dicembre: la situazione europea radicalmente cambiata, unita ad un'esperienza personale mancante al recluso di Schonbrunn, resero possibile il successo di Napoleone III là, dove sarebbe quasi certamente fallito Napo– leone II. Così il duca di Reichstadt rimane simbolo e non attore, bandiera e non alfiere, oggetto e non soggetto di storia. Con lui si :finisce-ine– vitabilmente nell'individualismo rO'lllantico: l'aquilotto in gabbia, il pallido giacinto, le velleità di fuga, gli amori, la tubercolosi, la morte pietosa a ventun anno (il giorno stesso, 22 luglio, in cui era stato fatto duca di Reichstadt). Anche di questa aureola romantica una parte la critica, storica è costretta a sfrondarla. La raffigura– zione del giovane consunto dagli amori, « di baci sazio )), è fanta– r-tica. Quel che ne sappiamo si riduce a pochissima cosa, fiirts o re– lazioni platoniche, piuttosto che amori veri e propri. Fanny Elsler, la famosa danzatrice, - che nell' A,iglon assurge addirittura a complice della tentata fuga, non ha avuto con lui nessuna re– lazione. Che il Reichstadt e la giovane- zia arciduchessa Sofia, - moglie dell' arciduca Francesco Carlo e madre di Francesco Giuseppe, - si siano amati, è riaffermato ora con molta nettezza Biblioteca Gino Bianco

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