Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
51 L. Salvatorclli operai, gridanti : « Viva Napoleone II>>. Al fermento politico re– pubblicano e guerriero-rivoluzionario si univa quello sociale. Ohe cosa sapeva di tutto questo il duca di Reichstadt, chiuso tra la Hofburg e Schonbrunn, tra il conte Dietrichstein e il cavalier Rokesch-Osten? (Occorre guardarsi dall'illusione di fare di questo un liberale o un democratico : a differenza ·di Metternich, egli voleva fare del Reichstadt un sovrano, di Grecia, di Polonia o di Francia, per simpatia personale verso di lui, a maggior vantaggio di casa d'Austria e dell'ordine europeo; ecco tutto). Nulla, probabilmente, sapeva, o quasi nulla : se avesse saputo di più, avrebbe ricacciato anc6ra più addentro le sue velleità imperiali. La preoccupazione di non essere uno strumento dei partiti, della rivoluzione, appare in lui preponderante. Egli, abbiamo visto, rivendicava il trono di Francia in nome della legittimità : egli era il figlio dell'imperatore riconosciuto da tutta Europa e dell'arciduchessa 1 Maria Luisa. Se, tuttavia, ha lasciato scritto, che ormai non v'era altra legittimità se non quella derivante dalla volontà popolare, noi potremo ritro– vare in lui quello ste-sso oscillare di idee contradittorie, e fors'anche quella stessa subordinazione dei principii agli scopi pratici, alla volontà di potenza, ch'era stata, caratteristica del padre. E del re– sto bisogna ricordare,· che nel 1814 e 1815 le Potenze della Santa Alleanz~ avevano ripetuto a gara, che al popolo francese spettava pronunciarsi sul governo che voleva; e nel 1830, riconoscendo « bon gré, malgré » Luigi Filippo, avevano riconosciuto altresì lo stesso principio della volontà popolare. I principii sono elastici; le applicazioni sono quelle che contano, L'applicazione che il Reichstadt avrebbe voluto fare·, una volta divenuto Napoleone II, del principio di sovranità popolare sarebbe stata certo assai differente da quella sognata d'alla democrazia fran– cese partigiana di -1ui. Si può scommettere che l'equivoco sarebbe finito in una delusione ancor più grossa di quella procurata da Luigi Filippo, e con più gravi conseguenze. La repubblica del '48 avrebbe forse anticipato di una diecina d'anni. Forse anche sarebbe potuto accadere che d'elle due aspirazioni della democrazia bonapartistico– repub blicana, la monarchia democratica e la guerra per le na– zionalità, Napoleone II, per istinto. di salvezza e per desiderio di gloria militare, si fosse deciso a soddisfare la seconda: e allora avre:mmo avuto un'anticipazione del Second'o Impero. Ma fra il '30 e il '40 la disloca,zione della Santa Alleanza, avvenuta dal '50 in poi, era ancora lontana: e l'alleanza di Ohaumont aveva davvero grandi probabilità di rinnovarsi. Sarebbe occorso a Napoleone II fare appello sino in fondo, con tutte le conseguenze, ai movimenti rivoluzionari: quel che più tardi Napoleone III, Bismarck, lo stesso Cavour si guardarono bene dal fare. Ma lasciamo la storia dei «se», che pur qualche volta bisogna BibliotecaGino Bianco
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