Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Il centenario dell' « Aiglon » 53 « Viva la Carta)), terminò con quello di « Viva la repubblica)); e le due soluzioni che si trovarono veramente di fronte furono la re– pubblica (o la Costituente) e la monarchia orleanistica. Vero è, in– vece, che l'adesione avvenuta nei primi giorni largMnente e fadl– mente del movimento democratico-repubblicano a Luigi Filippo di– leguò ben presto. La formula dii conciliazione fra l'uno e l'altro era stata quella del re cittadino, che avrebbe governato con istituzioni repubblicane : una pres~denza ereditaria della repubblica. Il re era in trono, ed aveva anche un'all1tre piuttosto borghese; ma le istitu– zioni repubblicane mancarono: al movimento popolare repubbli– cano Luigi Filippo apparve ben presto, - esatta, o no, che fosse l'impressione, - un continuatore di Carlo X. Si era cangiato sempli– cemente il ramò d'ella dinastia. La delusione era duplice, riguardo alle condizioni interne e per la politica e_s'tera: questa seconda de– lusione era la medesima che fu provata dai patrioti italiani del '31. La nuova monarchia non faceva sventolare fa bandiera d'elle nazio– nalità, della liberazione dei popoli, che per la democrazia d 1 allora faceva tutt'uno colla trasformazione repubblicana interna, in una ripresa integrale dell'eredità rivoluzionaria. Essa s'intendeva colla Santa Alleanza. Da questa delusione, cui il clima romantico dette un tono affettivo particolare, scaturì naturalmente una ripresa di bonapartismo. Napoleone I già d'a un decennio era stato trasfigurato dal martirio di Sant'Elena, e aveva provveduto lui stesso, cogli atteggiamenti assunti colà, a figurare come l' erede e lo stru– mento della Rivoluzione, il creatore della· nuova Europa dai li– beri popoli. La gloria napole'<)Ilica, ebbe a dire il Quinet, veniva rivendicata d'ai democratici come l'ornamento della libertà. I re– pubblicani di Parigi cantavano la Marsigliese intorno alla colonna Vendòme ; i repubblicani di Lione dicevano, che il generale ed il console Bonaparte avevano fatto troppò per la Francia, perché la Francia non perdonas-se all'imperatore. Ohe cosa divenivano, a fronte del fantasma enorme, rutilante di gloria, i poveri allori di Luigi Filippo giovane ? La canzone popolare sogghignava al suo indirizzo : · Vous souvenez-vous de Jemmapes, Vous souvenez-vous de Valmy? C'était en hiver à Jemmapes, O'était en hiver à Valmy. Et quoique je fisse à Jemmapes Ce que je faisais à Valmy, Je ne reçus, comme à Jemmapes, Aucune blessure ,à Valmy. I:,;iquesta condizione di spirito originarono nei primi tempi della monarchia di luglio dimostrazioni, come quella a Parigi del marzo '31, capitanata dal generale Laeroix, di più che diecimila BibliotecaGino Bianco

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