Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Il centenario dell' << Aiglon » 49 d~vono anc6ra essere in Francia, almeno platonici: tanto l'umanità è ~ttaccata alle tradizioni, alle abitudini, così poco fiduciosa in se me~esima, così rivolta al passato invece che al futuro). Ma quale fu l'apporto personale del duca al bonapartismo; o meglio, quale sarebbe stato, se le circostanze gli avessero consentito di agire? Come interpretava l'eredità paterna, come si apparecchiava a re– clamarla ? Era egli veramente qualcheduno, o semplicemente un nome e un numero; era l'alfiere di una bandiera, o semplicemente il drappo, inerte per sé fin tanto che noli vi sia chi lo faccia sven– tolare? Si sa la risposta completamente negativa data dal Masson (in Napoléon et son fils) al quesito. Napoleone II, per lui, è veramente il duca di Reichstadt, e null'altro: figlio di Maria Luisa, principe austriaco, un Absburgo. Innanzi. tutto per il fisico, che è pure un segno della razza, dell'eredità, e quindi dello spirito. Dai ritratti successivi si rivela una somiglianza sempre più spiccata colla ma– dre j l'altezza è d'i 18 centimetri superiore a quella del padre (1,868 contro 1,687) ; il cranio è appuntito, invece che allargato come quello di Bonaparte; gli occhi blu-chiari, invece che grigi– blu; i capelli biondi, invece che castagni scuri. La scrittura, - an– che la grafologia entra in campo, - è diversissima da quella di Napoleone, affine a quella di ,Maria Luisa : è « una bella scrittura)), in cui s'incontrano i segni che, secondo i grafologi, indicano debo– lezza cerebra1e 1 ). In quanto all'intelligenza del duca, più precisa– mente alla sua comprensione d'ell'opera del padre, egli una volta lo ha paragoirato a iMack, il vinto di Ulma. Egli riceve ripetutamente Marmont, il traditore del 1814, e proprio da lui si fa raccontare le gesta del padre; e n'è tanto contento, che gli regala il suo ri– tratto, con questi quattro versi, tratti dalla Fecltra di Racine: Arrivé près de moi, par un zèle sincère, Tu me contais alors l'histoire de mon père. Tu sais combien mon àme, attentive à ta voix, S'échauffait au récit de tes nobles exploits. Il Reichstadt non è, dice il Masson, che un «legittimo)), un Principe; egli è privo di qualsiasi contatto spirituale colla rivolu– zione e la d'emocrazia, e quindi col vero Napoleone. La prima colpa, del resto, - confessa l'ardentissimo ammiratore del Corso, - è di Napoleone medesimo, che aveva voluto farsi un Principe come gli 1) Col giudizio grafologico del Masson si è incontrato, indipendentemente, quello di una colta gentildonna italiana, la contessa Maria Pasolini, che scriveva ad Al– berto Lumbroso di scorgere nella scrittura del duca di Reichstadt « una debolezza e incertezza di carattere, una mancanza di coltura» _(.A. LuMBaoso, Napoleone Iil, Parte prima, p. 231). 4. - Ptgaso. BibJiotecaGino Bianco

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