Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

48 L. Salvatorelli della perduta grandezza, della gloria e dello splendore paterni, - l'educazione che gli avrebbe dato, anche senza volerlo, il suo -entourage francese ·- avrebbe reso più felice il fanciullo. Quando ' . il governatore Dietrichstein diceva che era necessario adoperarsi con estrema energia per rivolgere il suo spirito ai beni che poteva trovare in se stesso (e non, cioè, a beni esteriori, quali le perdute grandezze passate o 1~ sperate future), si dovrà riconoscere, che in questo proposito v'era un nucleo di buon senso pratico, di mo– ralità elevata e di umanità sincera. La sventura del figlio di Napoleone_ si riassume in una parola: egli fu uno « spostato >). Essa deriva in linea diretta dalla sorte, - e d'agli errori, - del padre; ,Dopo questa causa principale, vengono la debolezza e il traviamento della madre, che rinnegò il ma-rito, - per frigidità di cuore e piccineria mentale congiunta a calore di sensi, - e perciò stesso non rivendicò il figlio per sé, tutelandone i diritti, almeno di principe di Roma (poca cosa, tuttavia, di fronte all'eredità paterna!). Se Francesco I e ,Metternich avevano la ra– gion di· stato austriaca, la ragion di stato di Maria Luisa doveva essere il figlio. Forse non sarebbe riuscita a tutelarne gl'interessi, ma doveva tentare lo stesso, :fino all'ultimo. Infine, pesò sul figlio bambino l'errore commesso nei riguardi del padre, la deliberazione stolta e inumana di voler fare di Napoleone a Sant'Elena un se– polto vivo, mentre sarebbe bastato sorvegliare la sua corrispon– denza, senza interromperla, colla moglie e col figlio ..Ma qui si torna ancora una volta al contegno d'ella moglie, e madre, che fu la prima a voler ignorare ormai l'esistenza del prigioniero di Sant'Elena. Alla notizia della morte di lui, ella scrisse di esserne assai afflitta, di avergli desiderato ancora molti anni di felicità e di vita, « purché lontano da me)). Un suono alquanto diverso è in una lettera suc– cessiva in cui una frase, « Si è avuto un bel distaccarmi dal padre di mio figlio)), presenta la separazione dal marito come impostale. Ma, se dobbiamo prestar fede aUe già ricordate Memorie della re– gina Ortensia, non sarebbe neanche vero che Maria Luisa nel 1814 in un primo tempo, avesse pensato sul serio a riunirsi col ma– rito. La sua preoccupazione, già a Rambouillet mentre attendeva il padre, sarebbe stata che questi intendesse forzarla a recarsi al– l'Elba! Scrivere la vita del duca di Reichstad't costituisce un caso par– ticolarmente difficile di quello che è il problema di ogni biografia d'un personaggio storico: cogliere il rapporto fra l'individualità e il processo storico, in cui questa si trova inserita. Il duca di Rei– chstadt importa alla storia in quanto rappresentante simbolo punto di concentrazione, - si dica come si vuole - del bonapar~ . ' t1smo, che allora era una forza politica viva (bonapartisti ce ne BibliotecaGino Bianco

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