Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Il centenario dell' << Aiglon >> 47 ·\ r---------------------------- \ 1~ insistenze perché il fanciullo francese impari a parlare e a scri- vère tedesco, la rigidità dell'educatore conte di Dietrichstein,. sono elementi naturali di commozione, messi in opera con una certa abilità di storico romanzatore anche nell'ultimo lavoro sull' Aiglon, tuttora in corso di pubblicazione mentre scriviamo, quello di Octave Aubry nella Revue des deum mondes. Con essi, però, si rimane in una sfera di sentimento umano, degnissimo, ma che non deve nascondere il problema politico realmente esistente. Occorrerebbe, se mai, sollevarsi dal caso particolare al generale, e non trasfor– mare in una requisitoria personale contro .Metternich e Francesco I il problema dei rapporti fra ragion di stato e moralità umana. Questo, per il punto fondamentale del distacco del piccolo Napo– leone dal trono, dalla Francia e-dal padre: che, poi nell'esecuzione del programma imposto dalla politica, ci siano entrate rigidezza teutonica, mummificata albagia dinastica absburghese, ottusità della ragion di stato metternicchiana, e altri errori intellettuali e morali del gene:re, è probabile. Non occorre tuttavia esagerare : nulla sarebbe più falso, che raffigurarsi gli educatori del prin– cipe come aguzzini, o farsi l'id'ea, che gli si volesse far ignorare addirittura di chi era figlio, o proibirgli di parlare e di ricor– darsi del padre. Gli si tenne:ro nascosti, a quanto pare, il luogo di dimora e la condizione precisa di lui : il nome, afferrato a vol-0 e malamente, di Sant'Elena fecè supporre per un momento al fanciullo, che il padre fosse « nella miseria>> (Elend). Ma sapeva bene, che questi era stato imperatore, anche se si cercò di fargli comprendere che aveva perduto il trono per i suoi errori. Era una verità non opportuna per un figlio, soprattutto per un fanciullo, e lo stesso capitano Foresti, uno dei suoi precettori, ebbe a dirgli che non toccava a loro giudicarlo. -Ma riconosciamo pure che par- 1.are col figlio di Napoleone del padre alla casa degli Absburgo, in maniera adatta sotto ogni riguardo, non era impresa agevole : e forse anche il signor Aubry non se la sarebbe cavata tanto bene. La morte di Napoleone fu subito comunicata al duca, che pianse assai. Certo, doveva esser riimasto nel fondo della sua memoria in– fantile, - non aveva anc6ra tre anni quando aveva visto l'ultima volta il padre, nel gennaio 1514, ~ il ricordo dell'affetto vivace ·con cui il padre lo ae-carezzava e giocava con lui. Più tardi, ebbe cono– scenza del testamento paterno, a lui rivolto per tanta parte, e lesse una quantità dli libri su Napoleone. Completamente fantastica è la rappresentazione del Rostand, ch'egli facesse ciò di nascosto, e che il suo insegnante di storia sopprimesse ufficialmente dal suo insegnamento le gesta di Napoleone. - Proprio a chi voglia sa11re dalla sfera della politica a quella della semplice umanità occorrerà il quesito, se una educazione op– posta, che fin dagli anni infantili lo avesse pasciuto dei ricordi BibliotecaGino Bianco

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