Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Jlforte di un gatto 37 si sciolgono e i commenti divagano. Ed ecco in quel mentre il gatto, come avesse scelto esattamente il momento, d'a stratega raffi– nato, o forse fidandosi solamente della tregua che da qualche minuto era succeduta al rab~ioso incalza.re di prima, balzar fuori d'un colpo -di tra i legnami, tra la stupefazio ne generale, e buttarsi verso i campi. Io anzi, a dir vero, non lo vidi subito, ma solo dopo qualche istante, al richiamo deì gesti e delle grida che erano scoppiati in– torno. Mi volsi dunque al rumore, e là, nel sole meridiano che bat– teva sulla stradetta p(}lverosa, vidi il gatto, tutto solo, che a piccoli balzi se ne andava verso il prato, si buttava giù dalla ripa nell'erba folta, e poi, emergendo a salti fuori da quel profondo tappeto d'erbe lustre, si dirigeva verso un_filare di salci nani che sbarrava d~ quella parte la vista. Ebbi un tuffo al cuore, come se a quel n;iodo la piccola bestiola, con la sua bravura, avesse sciolto il problema della propria salvezza: e il mio istinto impaziente affrettava la sua fuga, si stupiva e si rodeva di non vederla più veloce, più decisa. Era difatti stranissimo. Quel gatto fuggiva, non con la sveltezza propria della sua specie, e per di più suggerita dal momento: se n'andava via con balzi lenti, agevoli, come si fosse trattato per lui soltanto di andare a far quattro salti per gioco là nell'erba fresca. E poi d'imyrovviso compresi: erano le legnate già ricevute, forse mortali, che l'appesantivano a quel modo; e risentii acutamente la tragedia di quel piccolo cuore pulsante laggiù, che a ogni balzo si sentiva tirato verso la terra come da un peso di piombo: esso usato a gioire della propria vigoria e leggerezza, ora nel momento di fug– gire con ogni forza da quella tetra minaccia, sentire l'insidia non più solamente incombente da fuori, ma ormai entrata nel suo san– gue stesso, con un cupo rombo. E mi parve di leggere in quel di– sperato sforzo per sfuggire a una fine ignominiosa, che prendeva l'aspetto di una agevole passeggiata, un che di elegantemente sde- gnoso, eroico. , La· speranza balenatami fu di breve durata. Già la donna, pas– sato il primo istante di sorpresa, era dietro all'oggetto della sua collera, il randello levato, con bestemmie e improperii: il marito tagliò dall'altra parte, per vedere di chiudere la fuga verso i campi di grano, entro i quali sarebbe stato difficile stanare la bestiola. E la truppa eccitata dei ragazzi appresso, urlando. Dietro a quel filare di piccoli salici, tra l'erba alta e folta, era scomparso il gatto. E là dietro si cacciò anche la donna, menand'o di gran colpi tra il verde. Non vedevo più niente di quel che succedeva di là dalla siepe, e nemmeno avevo gran voglia di vedere. Ero lì fiacco, depresso, incerto tra l'and'are o il restare. Dopo un po', la calzolaia sbucò fuori dalla siepe a sinistra sul sentiero, venne in su con passo orgoglioso, il bastone in una mano, e nell'altra il gatto penzoloni per la coda : la torma dei bambini dietro, in eccitato si- BLblioteca Gino Bianco
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