Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Morte di un gatto 35 così inesorabilmente perseguito come uno di quei. vecchi gatti di campagna, magri predoni, avvezzi alle insidie, pronti alle difese e alle offese, allenati alla selvatica vita dei campi-e delle fratte, piena la coscienza di misfatti e la pelle di cicatrici. L'accanimento stesso di quella gente, quell'aria di determinata ferocia, erano fatti per su– scitare l'immagine di una simile pericolosa bestia. 1~Ia non so come venuto,, ecco che invece mi balenò d'improvviso il dubbio che, trat– tandosi del gatto di casa del calzolaio, avesse a essere un certo gat– tino che io sino dai giorni del mio arrivo avevo· veduto bazzicare lì attorno, e quasi crescere sotto i miei sguardi. Era quello un delizioso gattino bigio, una bestiola screziata, vellutata; tutta grazie e morbidezze, che le prime settimane del mio soggiorno, quando assai debole per ore e ore me n:e stavo su una seggiola a sdraio li all'ombra d'el noce, avevo scorto uscir dalla siepe sul sentiero, avvicinarsi tortuosamente, a piccoli balzi, cu– rioso, fuggir via ratto, - volgendòsi poi a guardarmi, - al primo cenno di richiamo. In capo a pochi giorni s'era ammansito, la sua curiosità e voglia di giochi trionfando di ogni diffidenza, e ormai io ero avvezzo a vederlo apparire a un tratto, in mezzo al sentiero, chissà d'a dove sbucato, quindi tortuosamente sempre, con arresti e piccoli balzi di :fianco, :finire con l'avvicinarsi, per giocare con la mia mano, con la, matita, coi lacci delle scarpe, interminabilmente; poi andarsene d'un tratto così com'era.venuto. Un giorno il gattino non s'era visto intorno, e la calzolaia inquieta lo andava cercando qua e là) quando s'era visto il cane bassotto della grassona che abitava lì presso, frugare a un tratto col muso nel rigagnolo, e poi venire in– nanzi dondolando a testa bassa, portando per traverso tra le ma– scelle un bizzarro l:;i,certo, che poi s'era rivelato per una zam– pina di gatto, bigia, con brandelli dli pelle e di pelo bigio pendenti attorno. Pareva non vi fossero dubbi: il gattino doveva essere stato sorpreso di notte da certi cagnacci vaganti, e sb;ranato. Ma poi la sera il gattino s'era scoperto intorno a casa, vispo e affa– mato. La vittima doveva essere un'altra. Ma io ripensavo al mio turbamento, in quell'istante. Poi io, tornando le forze, avevo a poco a poco abbandonato l'ombra del noce li sul canto, andavo fuori tra i castagni; e anche il gatto aveva a esser cresciuto, m'era uscito dalla memoria. Ma ora, così ad un tratto, m'era venuta la certezza che si dovesse trattare del mio piccolo amico. Domandai, e infine compresi il motivo di quelle loro ciere non del tutto naturali, un po' goffe e avvilite. Il gran delinquente che tanto li accaniva, era proprio quello. E allora la mia mente si mise a lavorar rapida– mente da se stessa, per veder di trovare una via d'uscita. Tutta quella messa in scena crudele mi pareva diventare ancor più sor– dida e ridicola, per la sua inutile brutalità. Pareva impossibile che quella gente non avesse trovato modo di aggiustare le cose: ma BibliotecaGino Bianco
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