Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Giuseppe Oe8are Abba e Mario Pratesi 29 è il più abbietto dei popoli che IS'tasottoposto al più abbietto dei governi. Ma il popol9 romano morì con Catone e con Bruto : da quel giorno fino ad oggi :t;i.onmutò si; .i.le: da Augusto al Cardinale Antonelli fu semprP eguale a se stesso. Tu sapessi poi quanto dolga anche a me di non essere stato di quel pugno di generosi çhe provarono primi i fucili Chassepot a Mentana ! Ieri sera, saliva la costa di Belvedere per recarmi da un pover'uomo, mio conoscente, che gli muore la moglie ed ,è disperato. Credevo che non sarei arrivato in cima, tanto il cuore batteva e mi faceva affannoso. Che avrei fatto, diceva, a Mentana e a Monterotondo ? Ah! se non fossi di– strutto qual sono farei altra figura da questa, che io fo miserrima! .... Scrivi in morte del Cairoli, ti prego, non volere privare l'ombra di quel magnanimo né la letteratura presente così arida e sterile, d'un bel canto quale tu avresti cuore di fare se n9n dovessi combattere con lo sconforto . .... Non ti scordare del tuo amico veramente vero. Passata la tempesta più fiera, gli animi dei due amici tornavano a cercare conforto nell'arte. Ma la passione covava. Scriveva l'Abba la vigilia del Natale 1867 dal suo paese di Liguria: Io do a te la posta su questi monti, quando vi scaveremo la fossa alla tracotanza francese : e bada bene non passeranno molti mesi. E il Pratesi replicava il 29 dicembre : .... Fosse pur vero, o mio Cesare, che tanto si rinforzasse il mio corpo dai potere accoITere anch'io quando verrà l'ora di misurarci coi nostri più ingenerosi nemici, coi tracotanti Francesi! Ma non c'è pur da pen– sarci! Io non so per qual miracolo io possa ancora star ritto. L'altro giorno mi venne del sangue dal petto, e sento proprio che tra breve sarò finito. Ma felice, grandemente felice chi potrà partecipare alla vendetta de' nostri fratelli assassinati a Mentana. Dio voglia che tu ab– bia colto nel vero e che la tracotanza francese venga a1le falde delle Alpi seppellita tanto profondo che più non possa risorgere. Dio voglia che abbian fine una volta i giorni della vergogna e dell'onta e che spuntino quelli della, grandèzza. L'Abba cercava di calmare la impazienza da cui era divorato pensando a formarsi una famiglia, tornando all'arte e scriveva una commedia intitolata Vecchi e giovani e cominciava a meditare la tragedia Spartaco) alla quale poi attese molti anni senza decidersi a terminarla mai. Scriveva il 7 marzo 1868: .... Lavoro una qualche ora del giorno : e posso dire che ne provo delle contentezze nuove: sovrattutto se giungo a dare un po' di forma e di vita a certi fantasimi che menano la ridda nel mio cervello. Ma con .. tutto ciò non mi sono ancora determinato a consegnare alla posta U BibliotecaGino Bianco

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