Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

28 G. Bandini francesi di Napoleone sono riuscite quindi a, portare effetti _del. tutto contrari a quelli a' quali tendevano ed è consegu~nte che, egh_ e 11 suo popolo tentino ora attraversare l'opera ?el~a Pr:nssia, e ~ell !taha_che ~d ogni costo non vogliono grandi. È qum~ logico che 11 r~voluz10nar10 del '31, il magnanimo alleato del '59 ritorm, pecc~tore ?ent1t?, _ là d~~de mosse cioè nelle braccia dei clericali, e che 1 figh degli uomm1 dell 89 e del ',93 facciano da retroguardia ai mercenari dell'ultimo Papa. In fatto cli principii, la Francia è l'ultima fra le nazioni: ella che neH' '89 volle spingersi innanzi a tutte ora s'è ricacciata ana coda di ~utt~. _E un popolo ben miserabile quel popolo della Senna! Io veggo poi ~mg~ Na– poleone uomo di cosi sconfinata ambizione c~e a pa,ragon~ d1 lm Ce– sare e Alessandro ci perdono. Non potendo egh come suo Zio, del quale non ha l'anima né i talenti, domina,re il mondo con l'armi, pretese domi– narlo con la politica. L'America gli fucila il padrone che volle imporle, lo deride la Prussia e cammina non curandosi delle iattanze francesi ; l'Italia sola deve umiliare, la fronte allo scettro imperiale, non per viltà, voglio crederlo, ma percl,J.é nel bel corpo ha piaghe tali che la fanno cadavere. Sventura grande d'Italia è l'essere in mano di gente meschina d'animo e d'intelletto: ella, ora più che mai è « nave senza nocchiero in ·gran tempesta»; che se in Italia fosse al governo qualche uomo della tempra di quelli che nel '300 e nel '500 poterono nelle nostre repubb1iche, non saremmo ridotti a tanta umiliazione da dover quasi arrossire del nome italiano. Fu 'gran sventura, mio caro, ·che scendessero nel '59 i Francesi ma– scherati da nostri liberatori ! Quasi sempre alla fine, vi riesce più ne– mico il benefattore di colui che apertamente vi nuoce. Ciò è perché la beneficenza senza interesse non v'è a questo mondo, e i beneficii si pagano; anzi non si finiscon mai di pagare. L'obbligarsi è un rendersi schiavi : e a momenti quasi vorrei che l'Italia ritornasse ne' ceppi antichi che non, meno luttuosi dei presenti erano però meno infami, perché poi con slan~io proprio e sublime, tentasse da, se stessa risorgere senza l'aiuto stran,iero, oltraggiQso sempre alla dignità nazionale. Leggi, se il puoi, i giornali della, grande nazione, e sentirai che quelli che fecer l'Italia non furono :o,éDante, né Machiavelli, né la schiera infinita dei nostri martiri, ma i Marescialli di Francia. L'Italia insomma, deve la vita alla Prancia e se ardisce levare la voce le si dice: taci, SM1,Za di noi tu non saresti. Ora io credo che una seconda. guerra d'indipendenza debbano gl'Italiani combattere contro questi loro generosi alleati: a questa guerra che il nostro onorevoli} e dignitoso governo chiamò fratricida deve pre~ pararsi l'Italia nel raccoglimento degli animi che voglipno 'puri,ficarsi dell'onta la più sanguinosa: senza di questo l'Italia è perduta. Le vite sacrificate a Mentana la Francia le deve pagare. Il pensiero che nel Col~sseo e nel Campidoglio sono~ Galli di nuovo, non quelli di Brenno, che 11nostro governo dopo aver ricevuto la pedata e lo schiaffo ora con voce di vecchia che sta per morire protesta con parole paurdse è tal pe~si_ero, mio ~o, ~he basterebbe a far crepare di rabbia se qualche po d1 fede nell avvemre non ne temprasse l'i:o,finita t~ma,rezza. E de' Ro– mani, di que' vermi, figli di quella cancrena che ,lire ? Pur troppo è vera quella sentenza « avere i popoli il governo che meritano» e quello

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