Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Giuseppe Cesare Abba e Mario Pratesi 3 la via che ti recava al tuo paesello e ignoro con quali pensieri. Dimmene qualche cosa. Parlami di tua madre. Tu ti prepari a distacchi ben altri– menti crudeli da quello che facesti lasciandomi. Stringi la man~ a tua madre anche per me, dicendole che di lei parlammo a lungo insieme e che io da quanto me ne dicesti appresi ad amarla. Ti prego a rispondermi subito. Addio, tanti saluti per parte di Mayer, e mille abbracci dall'amico anzi fratello tuo. P. 8. - Ho scritto a Pozzi 1 ). Questa lettera ci ha portato così in pieno nell'ambiente di Pisa prima della guerra del 1866, dove l'Abba e il Pratesi si erano co– nosciuti, il 2 marzo 1865, presenti altri due dei Mille, il Pozzi e il Sisti. Quell'incontro 2 ) viene più volte ricordato e benedetto con parole commosse dai due amici nella loro corrispondenza. L'Abba l'ha descritto quando ne suscitò in lui la reminiscenza la lettura di una pagina del primo romanzo del Pratesi, in una lettera del 1872 che è importante anche per tratteggiare lo stato di animo dei due gio– vani all'inizio della loro amicizia: Mio Mario, Cairo Montenotte, 22 Aprile '72. Il giorno in cui c'incontrammo la prima volta non mi usci mai dalla mente. Tu sedevi, d~do 1~ spaUe alle finestre dalla banda di quella squallida piazzetta, di cui non seppi il nome mai : io di faccia, a, una lunga tavola, con Pozzi e con Sisti 3 ) che mi stavano dinanzi. Nella sala non era:vamo che noi quattro, e tu avevi compagnia. Mi pare d'udirti anche adesso. - Scusi, - mi dicesti, - lei sarebbe l'autore d'un,a Can– zone in morte del Colonnello Nullo.? - Pozzi mi guardò, poi si volse in– dietro a te; Sisti più ingenuo non badò molto; ed io ti risposi che era; e forse t'avrò fatto viso diverso da quel che tu t'aspettavi. A quei giorni, mio caro Mario, io era infl:llice, molto infelice. Certi dolori, che tu sa– pesti poi, mi avevano tolta la salute, e gittata l'anima in un pelago nero, nero! In T·oscana io c'era venuto per morire in pace in quei luoghi dove, nel 1861, aveva vissuto qualche mese, pasciuto delle dolci melanconie dell'amore e dell'arte. L'autunno del 1861, m'aveva ispirato sulla piazza del Duomo; nell'autunno del 1865, io faceva conto di morire vicino a quella piazza. P~ me la vista di ~rti monti che colle loro nebbie, coi 1) ERNESTO Pozzr, dei Mille; amico comune: poi avvocato e giornalista di parte repubblicana a Lecco. Morto nel 1906. 2) Tale incontro fu narrato dal Pratest stesso nella già citata Nota premessa alla ripubblicazione del carme nel volume Vecchi Versi. Vi accenna anche nella pure già citata prefazione al volume Cose vedute, riportandolo però al novem– bre 1864. Ma l'Abba, sempre molto preciso nei ricordi, afferma, in una delle lettere Inedite, che l'incontro nella trattoria di Cencio Mastromei avvenne all'indomani della sua escursione a Gavinana (descritta in uno dei bozzetti di Oose Garibaldine), la quale fu del 1° marzo 1865. 3) Sergente d'artiglieria tra i :'.\lille; morto, ingegnere, nel 1871. BibliotecaGi'lo Bianco
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