Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

2 G. Bandini mi soffocava e là uscii in un pianto lungo e dirotto e quale non aveva più versato da lungo tempo. Non mi riprendere di debolezza. _Quando manca ogni altro ristoro e tutto il sorriso della !erra e del ci~lo non basta a. mitigare la febbre che vi divora, è necessaria la consolazione ~el pianto ed io son troppo infelice perché mi privi an~h~ ,d~ quell~ che umc~ mi rimane. Stamane sono un poco più calmo perche 1 amma mia consum~ ogni sua forza nella tempesta di ieri, nondi~eno non so persuaderm~ d'averti perduto. Pisa e l'anima mia è sì ripiena di te che sembrami che uscendo di casa ti debba incontrare, e ieri sera passeggiando in Lun– garno mi attendeva ad ogni momento di vederti spuntare di mezzo alla folla. Ma pur troppo son solo ! Per fuggire l'orror del deserto me ne andai a trovar Mayer 1 ). Fis– sando quel venerabile volto ebbi l'anima un po' consolata e sento che n9n potrò del tutto rinnegare ogni fede fino a che mi sieno presenti anime come la tua e quella di May()r. E l'Elisa! Com'era divina! Ieri sera conversava con altre fanciulle che li si trovavano, anime buone non per anco tooche dal mondo. Tenevano fra loro quei soavi colloqui che tanto rasserenano chi ha continuament() rintronato ed offeso l'orecchio dai volgari discorsi degli uomini. - L'hai letta La famiglia del soldato dell'Amalia Paladini, - diceva a bassa vooe l'Elisa ad una sua amica ; - credi quel discorso di Matilde fa proprio piangere. - Sì, l'ho letta, l'ebbi per pr()mio alla scuola, com'è bella! E tu le novelle del Grossi? L'Ulrico e Lida? L'Ildegonda? ... Quella povera Ildegonda! - e via di questo tuono, aocompagnando le loro parole con •sorrisi e sguardi inef– fabili. Sublime è l'aspetto delle armate, delle folle, dei campi e del cielo, ma quanto è pure sublime nella sua modestia lo spettacolo di una santa famiglia, dei figli raocolti intorno ai loro vecchi genitori ! Io ti auguro, o Cesare, qu()lle purissime gioie come le più soavi, le sole che non fruttino pentimento. Con Mayer parlammo lungamente di te. Il buon vecchio ti ama, ed era proprio dolente che tu senza più farti vedère fossi partito, nondimeno si consolava sentendo che non gli sa– re bbero m ancate tue lettere. Mi disse che voleva consigliarsi col Nistri 2 ) se era.vi modo di sp()dire un dato numero di copie dell'Arrigo 3 ) ad ognuna de lle co mpa,gnie dei volontari, e ciò perché reputava quel libro come atto ad ispirare eroism9. Vedi anche qui l'uomo cui non bastano gli anni a raffr()ddare l'ardore dell'animo. Lasciai quella buona famiglia a notte avanzata. Ohe bella notte, amico mio! Quanto desiderio di ammirarla in– sieme con te, prima in Lungarno e poi n()lla solitudine di Piazza del ~u?mo e d~i cancelli v_ederegli archi gentili del camposanto resi più can– didi e aerei dal lume di luna! Ma tu non v'eri, ed a quell'ora avrai battuto 1 ) ENRIOOMAYER, patriotta, scrittore, educatore (1802-1877). I vari accenni a lui ed alle persone e vicende della sua famiglia diffusi in questo carteggio saranno chiari a ~ consulti i due volumi di ARTuaoLINACHER, su La vita e i tempi di Enrico M ayer, Firenze. 2 ) Noto tipografo eù editore pisano. 3 )_ P_oema del~'Al!BA,nel quale si narra la Spedizione dei Mille. Vi si faranno larghi riferimenti nel corso del carteggio. Reca il titolo : Arrigo da Quarto al Vol· turno. Cinque Canti di GIUSEPPEOESARE ABBA,Nistri, Pisa, 1866. Biblioteca ,no Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy