Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
128 Léon Bloy par le matérialisme; l'aveva già chiamato Paul Claudel, - un dff ces assoiffés de la justice, qui ont mission d'inquiéter, de leurs cris, le silence inortel de tant d'animaux puissants >>. Se .si dimentica questo, se non si vede di quell' « impazienza mistica>> il :fine soprannaturale, non si spiegherà mai un'opera in cui l'invettiva e la riprovazione scoppiano a ogni pagina come nelle profezie scritturali. Possono apparire, qualche volta, ben miseri i bersagli di quell'ira (ma è da fare in essa, ripetiamo, la dovuta parte alla straordinaria vena ,satirica che meritò al Bloy il nome di « Rabelais surnaturaliste >>) ; essa, tuttavia, mira sempre al di là delle cose e delle persone. << Bloy, - scriveva; già di lui il Mari– tain, - était dans une impuissance native de voir et de juger. en eux-me– mes 1es individus et les circonstances particulières. Il ne les discernait pais >>.La sua mira era infinitamente più lontana, e anche questo aiuta a comprendere l'impeto inaudito dell'attacco. Quella veemenza scattava _ da un'astvazione: persone, cose, avvenimenti erano strappati dalla con– tingenza, dalle condizioni concrete dell'ambiènte, sollevati in un tur– bine, trasformati, sotto gli occhi del terribile visionario, in un simbolo di qualche superiore realtà spirituale. Contro quella egli 1-iartiva in crociata. Queste cose s,i capiscono sempre tardi. Era naturale che, vivo lui, della sua missione di giustiziere e di ammonitore, spinta tanto spesso oltre ogni limite, non si vedessero e non si sentissero che le apparenze immediate. Donde le resistenze, le incomprensioni, il silenzio. Poohi, d'altra parte, sapevano che l'autore di tanti libri violenti in cui l'iper– bole era l'elemento vitale, era un dolce, un umile, un pio, che viveva come un mendicante, che praticava la sua fede come un monaco, che aveva sulle anime l'ascendente di un apostolo, che dichiarava sola vera tris,tezza il non essere santi. La sua « leggenda>> ci vorrà molto a ri– farla. In ·un tempo che copriva d'oro e di gloria i più impavidi istrioni, egli, ch'è oggi riconosciuto uno dei più grandi prosatori della Francia, sofferse quasi tutta la vita la fame; della sua opera, ch'era « testimo– nianl'la della Verità >>,non si vide, - e specialmente da coloro che pre– tesero di farsene un modello, - che la parte caduca. « Fare del Bloy >> ha significato spesso fare del turpiloquio o del comizio con la scusa di parlare a Ninive. La verità è ben altra. « Il y en a qui demandent le baptéme après m'avoir lu. Quelle sanction divine à mes violences ! >> . .Sarebbe jatta:ùza ,se non lo testimoniassero Jacq'ues Maritain, Ernest Psichari, Pierre Van der Meer, Frédéric Van Eeden, Eric Satie, Léo– pold Levaux. FRANCESCO 0ASNATI. UGO OJETTI, Direttore responsabile PIETRO PANCRAZI, Segretario di redazione Stabilimento Tipografico Enrico Ariani, Firenze. BibliotecaGino Bianco
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