Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

F. SACCHI, La casa in Oceania 115 per andare a intridere i loro pannicelli nelle gore uno di questa l'altro di quella regione d'Italia. ' · ' Dopo di c:he, e detto che La casa in Ocea,nia a me fa una curiosa .im– pressione di innesto felice del romanzo regionale italiano su quello co– loniale, che so io?, alla Kipling, si potrebb~ anche proporre il parallelo fra lo ,stile di Verga e qualche momento della prosa di Sacchi, là dove entra in gioco il discorso indiretto, ma con movenze da parlata diretta., perché la realtà meglio si riveli intuita, non dall'autore, si dai suoi per– sonaggi anche i più umili. Ma confrontate la scena della famiglìa Malavoglia davanti all'avvo– cato, - nella quale il Croce ha. sorpreso il pessimismo verghiano sotto la , specie <della pietà, - con la scena dianzi ricordata, di Romana e dei Canzi assistenti e partecipanti al dibattito dei rispettivi avvocati. Qui non c'è pietà, ma qualche cosa che muove appena l'immediata ironia dell'autore. La pers onalità di V erga, presa alla tagliola della trage– dia dei Malavoglia, inaugura.va ìl ciclo dei Vinti. La realtà creata da Sacchi manca non solo d'una tragedia, ma anche, direi, di una speranza, di un ideale. Con la sua aria voluta-non-vol:uta, è cosi e basta. E allora di dove nasce l'atmosfera di sereno sorriso, in cui tuttavia la senti ge– nerata e viv~nte ? ,Sacchi ha un suo fatalismo roseo ; benché gli metta la sordina per modo, che non par suo, si dei suoi personaggi. Non un ro– manziere ottimista .adunque, ma, dice bene la scheda hibliogra.fica Mon– dadori., un romanzo della vita ottimista. PIERONARDI. MARIABARBARA TosATTI, Canti e preghiére. ~ Maglione, Roma, 1932. L. 5. Per coglier b~ne il ,senso di questo libretto, che non a me soltanto è parso degno di nota; mi sembra che giovi dimenticare le intenzioni e, mettiamo pure, le •effettive conquiste dei giovani poeti d'oggi. I più an– tichi dei componimenti qui raccolti, ant~riori alla guerra, ci ricondu– cono a una generazione di poeti che oggi $i vede incalzata e quasi tra– volta da forze nuove e aggressive. Ma la T'osatti non è neppure una dannunziana o una pascoliana o una crepuscolare in ritardo. In realtà, la sola voce di cui ne' suoi :versi si senta l'eco è quella del Leopardi: , .... Oh giorni Beati! ancor non avea rive, anc6ra Non avea nome la speranza! ... Dove sei, dove sei, tumulto ardente Di giovinezza .... .... quando per sempre di splendore El d'incanti deserta agli occhi miei Sarà la terra; e quando Alle vie dei mortali omai straniera Correrà triste e vuota la mia via .... • ibliotecaGino Bianco .I

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