Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

108 V. LEE, Il Settecento in Italia ci vengon d'oltr'alpe .... Noi siamo, in generale, fatte poc~e e tanto pi? onorevoli eccezioni, troppo puramente eruditi, archeologi, ed arcluv1- sti .... Il letterato, il professore, uccide in noi troppo spesso l'uomo e l'artista» ? Son voluto andare a ricercare quello ,studio del Carducci sul Meta– stasio che è di poco posteriore al volume di Vernon Lee. Il Carducci, - e si che se c'era un professore-artista era lui! - non mi fa rivivere il Metastasio come il capitolo Il Metastasio e l'Opera scritto da una straniera assai più giovane d'anni e di dottrina. Non sarò cosi miope da voler prendere la biografia romanzata, pel vertioe mrussimo a cui possa attinger la storia. Sulla biografia romanzata, a questa tarda ora, dopo gli Strachey, i J.\faurois e, ahimè, i Ludwig, ,è più che doveroso fare riserve. Ma, presentando Vernon Lee, per -quel suo profilo del Me– tastasio, come un classico della biografia romanzata, intendo rendere omaggio a quel suo alacre spirito di studiosa poco più che ventenne. La ricerca delle origini della biografia romanzata è certo meno impor– tante di quella delle sorgenti del Nilo; e si potrà dimostrare, magari, che la biografia romanzata è esistita sempre. Ma, a chi vuol studiarne le origini più vicine, il nome di Vernon Lee wimpone accanto a quelli del Renan, del Pater, dello Schwob. Arrigo Cajumi (La Cultura, gen– naio-marzo 1932, pp. 167-168) trova che in Vernon Lee manca di Stra– chey « una cosa essenziale, la composizione. Strachey mette a fuoco in un modo determinato ciascuna delle sue biografie, le impernia tutte sopra un dato rapporto, un particolare ritmo. Vernon Lee schizza figure con lucidissimo stile, ma il suo interesse non si concentra intieramente su di esse, è di diversa natura, storico, estetico: gli uomini le servono a, documentare una, tesi, un panorama». Ora, va da sé, Lytton ,Strachey non si risolve tutto in Vernon l;ee, ma la distinzione del Cajumi mi pare capillare e di poco momento, e non applicabile, in ogni caso, al saggio sul Metastasio, dove l'interesse di Vernon Lee si concentra tutto sull'uomo, e imposta la narrazione della ,sua vita ,su un ritmo che strettamente vi aderisce. E in Vernon Lee non troviamo soltanto già sviluppata la tecnica della biografia romanzata, ma vediam sorgere in piena coscienza i dubbi che con quella tecnica si riconnettono. Non scrive essa nella prefazione del 1907, ripensando il suo libro: « Giocando, come dicevo sopra, nella mia soffitt::i,settecentesca, vestivo tutta quelìa brava gente defunta come le bambine vestono le bambole, e poi la facevo ballare allo stesso modo. Non pesa,vo i fatti, non facevo grazia di nulla; non distinguevo fra plausibilità da romanziere e probabilità s~orica.... Quel che mi cagiona una leggera inquietudine è il mio modo di trattare la vita privaka del Metastasio. Il Metastasio formava, come dicono i pittori; una· ' buona composizione ', era coerente e compren– sibile come timoroso ed egoistico dilettante di virtù eroiche, retribuito P?i -~aJla noia, dall'ipocondria e da una perdita prematura dell'ispira~ z10ne: e come tale, senz'altro, lo dipinsi. George Sand lo aveva anche essa ~ip~nto cosi in Consitelo ; ma Consuelo è un romanzo storico, e gli autori. d1 romanzi ,storici sono ricattatori e dissotterra tori di mestiere .... Quand'ero giovane credevo, come tutte le pensone giovani e di pochi BibliotecaGino Bianco

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