Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
106 F. Sacchi - Vitalità di Fogazzaro in volto al cembalo venia »), come l'ultima, Leila; ci vien presentata, come facile a lacrime« provocate dalla musica». Quando hanno il cuore pieno, i ,sensi traboccanti, i suoi personaggi vanno al piano. Ci va Franco la .sera della sonata del chiaro di luna e deJle nuvole. E quella notte che _Marina porta Silla in camera sua, che c-0sa, fa appena entrata? Attacca « con fuoco demoniaco>> la siciliana del Roberto. Pwfino l'abate del Santo, dopo aver scacciato Benedetto, si sfoga sul piano: « udi l'uomo incollerito strepitare sul piano». La musica dà i temi dei loro segreti dolenti, ,dei loro inespressi presagi. « Se cerca, se dice » diventa il leitmotjv del sacrifido di Elena; « Quando corpus morietur », la voce in cui il signor Marcello sente l'imminente chiamata, come ce l'aveva, sentita, 'in Miranda, lo zio d'Enrico. Ma più anc6ra della musica, è il paesaggio che s.oddisfa questo bi– sogno lirico: esso a,ccompagna sinfonicamente l'azione, ne riempie i silenzi, ne interpola le fasi. Dopo ogni ora grave della loro vitai, alla sera di ogni giornata importante i suoi personaggi vanno alla finestra : « Perdonami, ti lascio. un momento e vado alla ,finestra a sentir discor– rere le onde» (Malombra); « Rientrata all'albergo, stette alla finestra sin verso la mezzanotte» (Leila). Una .specie di animismo universale fa di ogni cooo del mondo una personificazione ingrandita, e quindi poe– tica, di un sentimento umano. Gli alberi sanno, le montagne pensano, i fiori parlano. A Miranda l'erba, le pietre mormorano: «lui». A Edith le campane dicono: « addio amore, dolce amore; addio giovinezza soave». A Elena l'uccellino che canta nei campi ripete: « sì, si, sì». A Leila il vento ,chiede : « sei qui ? » ; ed ella sente che le montagne rispondono : « è qui». Ci sono elementi _di paese che diventano dei veri e propri motivi tematici, per esempio lo scoglio· del Mistero del Poeta, o il morto cipresso· coperto di glicini del Daniele Cortis. Finché il tema musicale si accoppierà addirittura al tema descrittivo, come nell'episodio di Mas– .simo, che nella sala della Montanina, ascolta Leila suonare· l' Aveu di Schumann, guardando in alto una piccola obliqua punta di dolomia. Da quel momento Schumann, la dolomia, la passione di Massimo divente– ranno per tutto il romanzo. una cosa sola, sì che quando, più tardi, l'orgogliosa Leila ,si coniesserà finalmente vinta d'amore, la vedremo per prima cosa correre al piano e suonare l' Aveu (< con divino impeto», quindi alza11sie cercare peir la sala « il posto da cui si discerne la punta di dolomia» : che è già a,rtificioso, però si sa che in Leila tutti questi processi si trovano un poco forzati e appesantiti. Ma là dov'è vivo, e al suo colmo, quale ,stupenda fon te di ispir azione è questo intervento del paesaggio nel dramma, questo contip.uo appello all'eterno fatto attra– verso la contemplazion~ della natura! Allora, dobbiamo proprio dire che la vitalità di Fogazzaro è nel suo lirismo ? 1Sì, se non è troppo una tautologia. L'edizione di « Tutte le Opere» di Antonio Fogazzaro comprenderà quando sà,rà finita quindici volumi. A questi si aggiungerà un volume di Lettere, curato da Tommaso Gallarati Scotti. L'edizione è impressa con caratteri Pastonchi su carta velina a mano di Maslianico, in 1600 esemplari numerati. FILIPPO SACCHI. BibliotecaGino Bianco
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