Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Vitalità di Fogazzaro 105 <lOn~rva con superstizioso rito i feticci del ricordo sassolini ramo– scelli d' olea fragrans, petali di rosa, e perfino go~e di rum'! Roba sorpassata, non c'è bisogno di dirlo, roba che nessuno ha più tempo di fare, nemmeno le zitelle (se anc6ra ne rimanesse qualcuna) del povero Gozzano. Ma allora, perché ci prendono ? Perché li seguiamo e li amiamo? Molti, cercando \e ragioni del suo segreto, inclinano a, porlo nel suo amabile e colorito realismo dialettale, in quel suo gusto squisito per l'aneddoto, ch'era anche la grande delizia della sua conversazione;· e che ha seminato le sue pagine di una folla di tipi, rimas,ti vivi e indele– bili nella memoria del lettore italiano. Senza dubl)io quest'arte délla macchie,tta ha contribuito assai alla popolarità dei suoi romanzi, però non bisogna nemmeno esagerarne l'importanza. Col solo sior Giacomo, ò cpu la Barborin o col Caval di .Spade, mai ,si sarebbe fatto Pj,ocolo inondo antioo; né le infinite caricature dei congiurati di casa Zà,upa o de– gli invitati di Villa Diedo, sono bastate a dare a Piooolo inondo moderno le qualità che non ha; e d'altronde come spiegare la fortuna del Cortis, dove la macchietta, nel senso ocrdinario della parola, manca quasi com– pletamente ? La verità è che il .suo aneddo,tisino vale soltanto in rap- .porto a quello ch'è l'elemento organico, fondamentale dell'arte fogaz– zariana : cioè il suo liri,smo. Forse la chiave di tutta la sua opera sta nelle sue poesie. Non per ciò ehe vi ha realizzato, che è ben poco, ma per ciò che vi ha fatto intendere: per quegli slan.ci , e moti, e aneliti del– l'anima, per quei gridi bellis-simi che rompendo di tanto in tanto fuor del verso travagliato e inespresso, svelano la, sua liricità profonda, la sua << musica -di dentro». Poeta in potenza, in tutti i suoi protagonisti, in tutti i suoi eroi prediletti, carne della sua, carne, egli ha versato il suo stesso interno fuoco, il suo stesso insaziato desiderio lirico.- L'aver portato e mantenuto questo lirismo in mezzo a un mondo di realtà aneddotica e ili osservazione narrativa, qui è forse la sua particolare prospettiva, la sua originalità, il suo blend: la ragione per cui, come le ristampe e le statistiche delle biblioteche popolari dimostrano, mi– gliaia di lettori lo seguono anc6ra fedelmente di generazione in gene– razione. In fondo, se ci si riflette, il suo ideale narrativo, il modello che risponde proprio alla sua costituzione e al suo temperamento, è quello in cui la prosa sii alterna col verso, come il Mistero del Poeta. Disten– dersi a raccontare a proprio agio casi ·e passioni, a cogliere singolarità umane o aspetti del mondo di Dio, potendo poi, quando l'emozione lo vuole e il ritmo della prosa non basta più alla concitazione· interiore, passare liberamente al canto, all'ebbra effusione della rima, questa era la forma che poteva appagare compiutamente i due uomini ch'erano in lui : il potente narratore e l'incompiuto poeta. Troppo forte artista Fo– gazzaro capì subito quale ,d1:li due dovesse prevalere. Così il ,suo lirismo rimase, ma incanalato nella na,rrazione: rimase come istinto, come fer– mento, come vibrazione; ed è questa vibrazione che fa la particolare atmosfera fogazzariana, l'aria della quale i suoi personaggi vivono. La musica e il paesaggio sopratutto, sono i due grandi canali di questo li– rismo. Non a caso la prima creatura di lui, la dolce Miranda, ci appare la prima volta al cembalo ( « Ed una giovinetta lenta, lenta - pensosa BibliotecaGino Bianco

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