Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Hotel Astoria 97 anc6ra nel Preobragensky. Ma la marea ingrossa, s1 msinua do– vunque. Ceffi da _ galera si appostano agli angoli delle strade. Rientra Tebaldi ad annunziare la rivolta militare, l'incendio del palazzo di Giustizia. Nel bar, ritto sul banco di marmo, il generale Volkoff, addetto ai rifor:r;dmenti dell'albergo, impreca e .ammonisce. Chiama gli ufficiali a gran voce, ricorda loro il giuramento allo Zar, dice che prima di rinnegarlo debbono farsi ammazzare tutti come cani. Poi entra una commisisone di rivoluzionari a trattare la neu– tralità dell'Hòtel Astoria. E tutto si calma. ,Si beve e si torna a ridere. Forse la raffica passerà. Si troverà un accomodamento, e l'Im– peratore si risolverà ad andare incontro al popolo. Si seppelli– ranno i morti, passerà l'inverno, verranno la primavera e la pace. S-algo in fretta a cambiarmi, ché vado a pranzo da Harold al- 1' Ambasciata britannica. Dopo andremo a ballare dai· Léon Rad– ziwill. Sono rientrato che la neve già si sbiancava, sbalor!lito dal si– lenzio, dalle strade nude. Cerco di ricordarmi il riso di Harold. Nell'atrio, per terra, d'ormono due ragazzi con un moschetto tra le braccia. Al posto del portiere un uomo barbuto soffia in un bic– chiere dii tè. L'albergo sembra vuotato d'ògni vita. Lampadine nascoste e rosse come occhi di gatto. Il mio sonno si sprofonda nel silenzio. Mi sento scivolar grn per una lastra di vetro che mi ghiaccia il fil delle reni. Vorrei fer– marmi, le unghie strillano, senza presa. •Mi afferro al taglio della lastra. Lo sento entrarmi nella carne, fermarsi all'osso, scheggiarsi. I denti scricchiolano sino a spezzarsi. ,Mi sveglio. Ho la mano che stilla sudore. ,Scorgo frantumi di vetro fin presso il mio letto. Uno scoppio, un sibilo. Un occhio s'apre nel vetro d'ella :finestra, una palla s'infigge sordamente un palmo sopra la porta. Un pol– verio bianco. Guardo la :finestra, vi scorgo due altri fori. Mi butto giù: Ho appena schiuso la porta che qualcuno la spinge, m'entra in camera. È alto, forte, deve essere un ufficiale, porta un· pigiama di seta gialla. BaJ.betta: - Ci ammazzano tutti. Qui da voi non verranno, voi siete straniero. Lo lascio solo e mi lancio nel corridoio. Alle porte qualche testa calva, qualche capellatura bionda. Ufficiali• che corro_:n.o gri– dando. Orsini già vestito li guarda, indifferente: - Siamo sotto il fuoco dii tre autoblindate. Due imbecilli avevano piazzato una mitragliatrice sul tetto dell'Albergo. - Il battito delle mitragliatrici che giunge dalla piazza è come il respiro di un asmatico. Uno squillo e un fragore di vetri rotti. 7. - PJga.,o. iblioteca Gino Bianco
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