Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
94- *** Le maestrine che frequentano l'albergo accentuano la loro aria di studentesse evolute con le zazzerette bionde e le unghie sporche. Divengono spavalde. Ogni tanto qualche operaio che come un cane corre senza per– ché dietro i treni, ululando, è revolverato <l:alla polizia. • Qualche gruppo di gente malata e sparuta si spinge nel centror schiaccia il naso contro le vetrine luminose. Occhi bruciati, piedi enormi ravvolti di stracci. Nessuno deve sapere che all'Astoria si può anche morire. È un albergo di lusso, e i morti sono trafugati all'ospedale più vi– cino, ravvolti in una coperta, all'alba, quando si spazzano le scale. Ieri mattina (o stamane ?) rientando con Costantino dopo una notte 'di gioco mi sono soffermato sul pianerottolo del secondo piano. L'ascensore era guasto. Poche lampadine nascoste e rosse come occhi di gatto. L'albergo era immenso e sudicio. I facchini lustravano gli ottoni. Sul marmo della scala correvano rivoletti d'acqua sporca: v'era un disgustoso odore di ranno. Quattro uomini scendevano traballando, guardandosi intorno. Sostenevano per le ascelle e per i piedi un ufficiale, avviluppato nel mantello color tortora che si apriva sugli stivali lucidli, e il bavero d'astracàn era tirato fin sopra gli òrecchi come per ripa– rarlo dal freddo. In capo, di traverso, il berretto delle gardes. Una gamba sfuggì a uno degli uomini e penzolò, e uno sperone strideva sul marmo. Allora mi avvicinai per aiutare. Scostai il bavero d'astracàn per vedere il viso. Rividi così Basilio per l'ultima volta. Il corpo doveva essere ancora caldo. Il viso era rasato di fresco, serenor senza nn segno. •Molti lasciano l'Albergo senza salutare. -Molte camere riman– gono vuote. La cosa è tanto strana all'Astoria che quelle porte chiuse, senza la chiave nella toppa, senza scarpe ad aspettarer danno un senso d'angoscia. È sempre Orsini che porta le ultime notizie. Intorno alla sta– zione Nicolajevsky si ammassano muti e testardi uomini che non sai donde vengano, che non abbiamo veduto mai, con le barbe· arruffate e il viso nero di carbone. Colpi di fucile, -di rivoltella che sembrano schiocchi di frusta .. Poi ieri è tornato l'ottimismo. -Si dice: - Abbiamo visto ben altro. Sono le solite dimostrazioni che non resistono due ore ai cosaechi. Fame? È in Germa11ia che si muore di fame, non qui. La colpa è tutta di questi deputati irrequieti. - E si ride di nuovo e s'accettano tutti gli inviti. BibliotecaGino Bianco
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