Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
86 *** mavera come una .stagione miracolosa, con le reminiscenze dei paesi del sole. Le giornate sono lunghe e nessuno dice più: - È tardi, ~ o_: - Accendete la lampada. - I corpi si snodano con movenze di– menticate negli abiti chiari. Le notti bianche. Si passeggia sui quais. Stupore di questa chiarità magica che sembra prolungare all'infinito la vita 9.i Pie– trogrado. S'inarca sul fiume un cielo d'oriente che trascolora lentamente nell'alba. A mezzanotte si è presi in una luce d'acqua– rio. Tutto è più grande e più bello. Le cupole e i pinnacoli vengono di lontano, s'avvicinano, s'intagliano nel cielo, aspettano il sole. Cambia la nostra vita. L'Astoria ha cambia.to le sue ore : non sai più quando dorma. Quanto è difficile dormire. Si chiudono le imposte, si fasciano d'una coperta, ma la luce filtra ugualmente,· trova ogni spiraglio. Si dorme male, non si indovina più l'ora del risveglio. Se si rin– casa con negli occhi lo spe~hiar dell'acqua alle isole o a Peterhoff, non si dorme più. Stasera alle dieci il bosco di Peterhoff era penetrato di luci inverosimili,- come se dietro il padiglione s'accendessero fuochi d'artificio silenziosi. L'acqua dei laghetti era· dura, lucida con dentro riflesse foglia per foglia le cime degli alberi, trepide e vive che pareva fossero scese giù per parlarsi. Rivedevo il mare. Un mare cangiante col •profilo d'un piroscafo all'orizzonte, con un lungo battito d'onde. Porto quel battito nella mia camera. Chi può dormire ? C'è malcontento e stanchezza. Affiorano l'apatia· del popolo, il dubbio dei dirigenti : in questa gran luce par di vedere distinti tutti i difetti della gran macchina russa. Si è così stanchi che si dispera. Si critica senza pudore: i Russi sono i primi a riconoscere i loro errori, li confessano ad alta voce come peccati. Ma. si rasserenano subito. Andremo a mangiar gamberi nelle baracche sulla Neva o caviale alle isole, da Félicien ? Si finisce alle isole. Si cammina leggeri in un'aria diafana sen– sibile, disorientati tra quelle chiazze d!'acqua che diventano un gioco di .specchi. Ti sembra d'esser venuto qui per dimenticare. Sorriaì senza perché alla tua compagna che ha gli occhi verdi. Tocchi i tronchi delle betulle per distinguerle da quelle che l'ac– qua ti manda incontro curiose. Ti pare che non ritroverai più la via del ritorno. E senti che non farai nulla per ritrovarla: ti vorresti smarrire. Si aspetta sorridendo che gli alberi divengano grigi e i laghetti d'onice. E allora si va a svegliar gli zigani. Bihlioteca Gino Bianco
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