Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
Hotel Astoria 85 certo che reggeremo. I Seg1:etari dell'Ambasciata passano le notti a cifrare. 'All'Astoria corrono facili critiche contro l'Ambasciatore d'Ita– lia. Oh'egli creda anc6ra al « rouleau compresseur)) ? - Ha pre– cipitato l'intervento italiano so·stenendone l'urgenza con i risul– tati decisivi 'che i russi avrebbero riportato da soli. Invece biso– gnava 'temporeggiare, aver la forza di temporeggiare . .Ma egli era circuito, sollecitato anche da Roma e aveva fede, con tutto il suo cuore. V'è un odore di benzoino e di sandalo. Tra· le carte, due sta– tuette dii Tanagra. L'Ambasciatore mi guarda ed io alzo la testa. Il leggero strabismo degli occhi gonfi nasconde la sua disperazione. I ca,pelli rossicci sono alzati col cosmetico ai lati del cranio nudo. Penso che da -poco gli son morti a Davos due nipoti amatissimi. Lo sforzo ch'egli fa per sorridere gli porta via dal viso l'ultima goccia di sangue. Con voce chiara legge i telegrammi che chiedono un'offensiva russa immediata. Corre al -Ministero d'egli Esteri, al !Ministero della Guerra. In– siste, prega, poi minaccia. E finalmente ottiene assicurazioni. L'of– fensiva russa è decisa, mentre già si delinea la vittoriosa manovra a· tanaglia del generale Cadorna. · L'Ambasciatore si chiude il viso tra le mani, rimane così, e non so se pianga o sorrida. L'offensiva russa si affonda nella Galizia indifesa. All'Astoria occhi lucidi. Una gran sete. Ohe facciamo stasera ? Paolo empie il vano della porta. 1Midice: - Vado d'al Gene– rale Brussiloff. Un gran soldato e un signore. Viene dalla caval– leria. Finalmente ci batteremo sul serio per il mio paese e per il tuo. Addio. - Mi sembra ancora cambiato. La mia collera- cade. Riesco a dire soltanto: - Perché? Mi risponde:. - Che t'importa? Ti voglio bene come a mio fratello. Michele mi parlava sempre di te, ti portava nel cuore, eri stato generoso con lui. Lo vidi ,saltare in aria spezzato, a due passi da me, prima che mi si vel assero gli occhi. Lo ritrovavo nei tuoi gesti e nei tuoi raccop.ti. Qualche volta mi sembrava d'esser morto e ch'egli v ivesse. Q uando ho bevuto è così. Che t'importa? L'Albergo s'empie di luce e l'aria si scalda nella piazza di Sant' Isacco sino a diventare afosa. L'Albergo si vuota verso il fiume, verso le isole, verso Pavlosk. Tutti vogliono godere la pri- BibliotecaGino Bianco
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