Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932
H6tel Astoria 81 Savelli spiega : - Ogni sera uscendo dall'Ambasciata per rientrare all'Albergo mi precedeva una << sistriza >>. Andava con passo svelto, armonioso. Due gambe di adolescente. Cercavo di sorpassarla ·per vederla in viso. Non mi riusciva. Affrettava il passo, spariva nell'Albergo, non la ritrovavo più. Una volta che le ero accanto e sentivo il suo profumo di violette e il suo velo già mi sbatteva sul viso, balzò in una slitta, chinò la testa, mi lasciò attonito. Avantieri rimasi lontano perchè non s'accorgesse che la seguivo. Andava lenta e stanca. Entrò all'Albergo, mi lanciai di corsa; la porta girava a vuoto e perd'etti un minuto. Entrava già nell'ascensore, io presi le scale. Salivo i gradini a quattro a, quattro. L'ascensore s'era fermato. Essa ne usciva in quel momento, prendeva il mio corri– doio. La raggiunsi, l'afferrai per un b racci o. Nfm potevo parlare ché, dalla corsa, avevo il cuore in gola. I.ei non diceva nulla. Pas– sammo dinamzi alla mia porta e l'aprii. L a trascinai dentro. Re– stai a occhi chiusi sinché non mi riscossero parole inglesi affet– tuose dette da una' voce che non poteva essere quella della mia compagna. Il suo profumo di violette si ·disfaceva in un od'ore di medicine. Unà collera mi prese improvvisa irra.gionevole. Le sue mani scricchiolavano nelle mie. Accesi la luce e sentii un grido lungo. Poi sentii ridere. Rideva un piccolo volto di vecchia decre– pita. Un disegno macabro di Dtirer. Il sorriso non le spianava una ruga, era un ghigno. Rimasi esangue, incapace di trovare una, par,ola, di fare un cenno. Poi l'orrore traboccò nella pietà. Mi buttai fuori d'ella stanza, oorsi giù al bar. Lascio l'Albergo stasera. Chi arriverà ·oggi ? Chi partirà domani ? l<Jvero che Cirillo è morto ? Che Sergio è all' Ospedale ? Domand'e senza impor– tanza. L'Albergo scoppia della· vita di settecento persone chiuse in seicento stanze. Scoppia della vita di Pietrogrado. Gioia della ta– vola, sete di danaro e dli vino. Donne sfacciate e modeste entrano all'Astoria, si rifugiano negli ascensori, scivolano lungo i muri. Le senti bussare alle porte, senti rispondere: J e ne vous atten– dais pliis. Quei ragazzi che tornano dal fronte hanno negli occhi l'ombra delle notti passate al sereno e nei panni un odore di terra. Dopo tre giorni sono profumati e stanchi. Fumano una sigaretta dopo l'altra, guardano le donne con insolenza. Cercano tutti un'avven– tura nel gran mondo e uno scand'alo. I più forti si lanciano. Re– stano i timidi. Questi si rifugiano nella sa.la di lettura a gualcire i giornali 8 • - Ptgaso. BibliotecaGmo Bianco
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