Pègaso - anno IV - n. 7 - luglio 1932

Hotel A.storia 79 sua vita di Torino, ch'io gli ricordassi i suoi cavalli e le sue avven– ture e il suo alterco e il suo duello a Roma per una donna. Mi pareva talvolta. di non ricordare il suo nome. Si chiamava Paolo o 1Michele ? IMa quando rimanevo solo dicevo sempre a me stesso: si chiama Paolo. Egli non partiva più. Ingrassava. Mi conduceva in tutti i sa– lotti di Pietrograd'o, m.i presentava a tutti i suoi amici. Conobbi vecchie dame impettite: queste mi dissero ch'egli era l'amante della Principessa Olga e che per lei avrebbe divorziato. Eppure Pa-010 quattro volte la settimana andava a colezione da sua moglie e spesso mi conduceva .seco. La moglie era bionda e grassa, dal viso stanco, e mostrava dieci anni più di lui. Lo aveva sposato nei primi mesi d'ella guerra. Aveva tre figli del primo marito. Con voce grave chiedeva a Paolo della ferita, e se si trovasse bene al- 1'Astoria, e se avesse bisogno di nulla. La principessa Olga viveva in un appartamento della Goro– kovaia, piccolo quasi nudo. ,Ma dalla sua terra, polacca aveva por– tato con sé qualche oggetto d'arte che illuminava le stanze·: su un tavolino rozzo brillavano miniature di famiglia in cornici pre– ziose. Si sentiva che l'appartamento era stato· preso in affitto per tre mesi o per sei ; quel che la guerra poteva ancora ,durare. La principessa è piccola,, magra, olivastra. Una gran massa di capelli castani soffici piegati sulla fronte sino alle sopracciglia, e aue occhi verdi. Riconosco la nobiltà d'ella razza alla sua raffinata semplicità nel vestire e nel muoversi. Quando parla si trasforma. Arrossisce di ull" nulla, parla a occhi bassi con voce sottile. Nel suo discorso brillano a tratti le idee più inattese. La sua voce si spezza talvolta come un cristaHo. Sembra offrirsi quand'o ti ascolta; nelle pause, respiri del suo respiro. Entriamo, e i fiori intirizziti guardano come noi verso la stufa. Paolo è gigantesco accanto alla principessa. Tace. Se qualche ghiacciolo rimasto sugli stivali diviene un filo d'acqua che scend~ a rigare il tappeto, egli lo guarda con occhi grandi meravigliati come guardasse il turbinare di un :fiume. Poi sbraita. Getta grosse pa– role, impreca contro tutti, contro la Corte e contro il Comando Supremo, contro il Governo : - Stiamo perdendo la guerra-. La principessa gli accarezza una mano. La camera 242. Ogni mattina alle nove una voce di donna parla in russo al telefono. Non capisco una parola, eppure quella voce stempera il mio ultimo sonno, mi fa accender la luce. Quel lungo parlare continua nella luce abbagliante. Studio il russo, e afferro ogni giorno una parola nuova, poi qualche frase d'amore; e mi pare che quella donna divenga mia a poco a poco. BibliotecaGino Bianco

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