Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
712 M. Visoardini Io partecipo semprè con tutto l'animo alle preoccupazioni d'el mio direttore; ma questo non m'impedisce di averci un gusto matto a vederlo nell'imbarazzo. Egli ha l'abitudine, nei momenti che me– dita forte, di prendersi per la- barba e di inarcare il ciglio sinistro: corrugando la fronte in modo dissimmetrico e truce. ,Quando poi è vicino a decidere, si :ficca un dito nel naso rincagnato e prorompe in una risatina, con l'aria di dire: « ci sono!)). Vedendolo giustappunto con l'indice avviato alla rimessa, os– servai meditabond'o: - Se pure non sono tre! Credo che ci sia una Santa Losanga anche in Piemonte. Il direttore rimase brutto. · - In Germania non sarebbe permesso, - protestò, scuotendo con ira le carte che aveva in mano. - In tutti i modi questo non signi,fica nulla. Metta in chiaro la cosa e parta immediata– mente. Quel giorno stesso, fra un subisso di lacrime tenere e di legittime preoccupazioni, lasciai la famiglia e mi misi in viaggio'. Mia ma– dre mi diede gli ultimi adldii, come a un eroe diretto irr guerra. Le avevo svelato che dovevo recarmi laggiù, oltre l'Abruzzo, dove la geografia si confondeva ai suoi occhi in una sola macchia di selve. e di burroni, piena di gente in agguato col cappello a punta e il trombone .spianato fra i cespugli. , L'unica, di casa mia, a conservare un contegno relativamente sereno fu la domestica. Avendo già fatto in vita sua due volte la strada da Firenze a Pontassieve, e una volta quella d'a Firenze a Milano, ella. si stimava poco meno di una globe-trottcr. Siccome però le gemeva perpetuamente un occhio, ebbi l'illusi-one, partendo~ che anche lei lacrimasse. La mia persona era vestita. per .l'occasione insolitamente bene. Avevo un bel soprabito double-face e un ombrello col manico di corno e un cerchietto d'oro sotto l'impugnatura, che mi davano un'aria molto rispettabile. Non senza un certo sussiego, prnsi posto in unà, vettura di prima classe e, per combattere la noia del viaggio, cavai fuori gli incarta– menti della ditta Excelsior. Poco per volta il bulo avvolse la contrada e fu come- se cor– ressimo in un perpetuo tunnel. Udii gridare il nome di tante città grandi e piccole, che m'apparivano soltanto come convegni di fa– nali radunati a gruppi, schierati in fila, sperlanti dalle :finestre di caseggiati misteriosi. . A un cert? punto, trovandomi a essere l'unico viaggiatore del m10 scompartimento, mi allungai sul divano e cercai di appisolarmi. BibliotecaGino Bianco
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