Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

706 .A. Sorani di Londra erano tali da far inorridire il pubblico dei famosi « ben– pensanti>>. Egli ne sorride'Va, sostenendo che non ci trovava nulla di inverecondo e di meno che naturale. Un bambino spandeva acqua al sole. Se fossimo ridiscesi un momento lo avremmo ri– trovato giù vivo e vero, e noi, specialmente noi italiani, non avremmo arrossito ! Quasi sempre, a villa Mirenda, la conversazione col Lawrence ricadeva sul Messico e sulla sua vita nel rancho. Per farmi ved'er bene come· anche laggiù egli avesse continuato a condurre, a con– tatto colla terra e coi contadini e col suo gregge, la più naturale delle vite, da buon patriarca, da buon colono e da buon capo di casa, egli traisse fuori un giorno una serie di fotografie e un vecchio articolo di una sua buona amica che era stata sua ospite nel rancho, Mabel Dodge Luhan, colei che oggi ha pubblicato il più interes– sante volume di ricordi e di lettere· dedicato alla vita messicana di Lawrence : Loren.zo in Taos. Le fotografie mostravano Lawrence a cavallo, Lawrence al lavoro dei campi, Lawrence che impastava e metteva al forno il pane, Lawrence al lavatoio, Lawrence tra il bestiame. E un passo dell'arti,colo suonava come la perfetta illu– strazione di quelle istantanee : « Il peso del genio è il più grave che un uomo abbia da portare. Nessun giogo è più durò e tuttavia il nostro destino è di portare gli Dei, e il genio della nostra razza cerca d'impersonare la divinità nella debole carne degli uomini .... Quanti idi noi realizzano o comprendono l'angoscia e il travaglio che spez– zano questi artisti? Chi potrebbe comprendere D. H. Lawrence da un'osservazione dei suoi atti? La sua vita esteriore è semplice e naturale. Si alza presto al mattino, accende il fuoco in cu– cina, prepara la colazione per ~é e per la moglie. Poi, come tanti altri, spazza la casa, taglia la legna, lava i piatti. Legge e scrive e paga i suoi conti. Lava le sue camicie quando ne han bisogno. Ride, brontola, s'arrabbia, scherza._ Inforna il pane se c'è bisogno di pane e lo inforna anche pel vicino-.se al vicino ne occorre .... )). Il problema si riproponeva, guardando e leggendo, davanti a noi, nettamente, a ,Scandicci come nel Messico. Lawrence che spazza la ca-sa e lava i piatti, e L,awrence il grande scrittore, per alcuni il grande prof.eta, Lawrence a genius. Ma per Lawrence stesso, così sorridente e ingenuo, di fronte a noi, il problema non pare esi– stere nemmeno, l'enigma non ha alcuna ragion d'essere, non ci sono soluzioni di continuità e di entità nella sua unica consistenza. Memorabile resterà ·sempre per me la mattina in cui, in via Tornabuoni, fui chiamato da Lawrence, cJheprocedeva agitato oltre la vetrina della libreria che io, come di solito, m'ero fermato a con– templare. Mi disse subito che aveva qualche cosa d'a raccontarmi e da mostrarmi e volle farmi ,sedere in un caffè, a quell'ora deserto. Mi mise davanti,_ appena fummo seduti, un grosso fascio di bozze BibliotecaGino Bianco

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