Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
Incontri con D. H. Lawrence 703 biografia di lui che era stata scritta e pubblicata in America da un suo ammiratore, il Seligman, mi disse che non aveva voluto leg– gerla. e che, in genere, si rifiutava di leggere gli elogi che ammi– ratori da ogni parte del mondo gli mandavano stampati. - Quelli che mi interessano, - mi d'isse in quell' occasionè, - sono i benpensanti che pensano male di me. Alcuni sono giunti a vedere in me un nemico pubblico e, per fortuna, mi :Stanno lon– tani èome da una peste, lontani almeno teoricamente e in apparenza perché purtroppo molti di loro colgono tutte le occasioni per occu– parsi di me molto da vicino e vogliono spesso conoscermi per dif– famarmi meglio. Nessuna meraviglia che sia stato indotto a ri– trarne alcuni nei miei romanzi, come in Aaron' s Rod e m'hanno a,ccusato di cattiveria, per questi personaggi, colti sul vivo e di– pinti, come hanno detto, col fiele. Vi posso assicurare solo una cosa : nella vita vera, essi sono molto peggiori di come gli ho di– pinti io .... I benpensanti abbondano in Inghilterra e sciamano dal– l'Inghilterra in tutto il mondo,_ purtroppo anéhe in Italia. Sono loro che creano e portano con loro quell'atmosfera irrespirabile che impedisce alla verà vita di rivelarsi e di affermarsi. La vera vita, come la vera arte, non può esistere che loro malgrado e contro di loro. Bisogna rompere il loro malefizio, la loro ipocrisia, la catena dei loro pregiudizi e delle loro convenzioni, la loro perfidia colle– gata, poiché essi sono gli artefici di una congiura che si continua da secoli contro la vita che vuol sempre rinascere, contro l'uomo sano e solido che vuol balzar fuori dalfo loro reti e distruggerle. Questa gente vi impedisce di uscire fu9ri di voi e vi impedisce di entrare dentro di voi. È tutta gente che vive alla superficie, e brilla ,solo della falsa patina d'una civiltà che non è una civiltà, anche se è lustrata con tutti gli orpelli della ricchezza. Sul tema d'ella ricchezza l'ho sentito .fuolte volte parlare collo stesso accento e le stesse argomentazioni. Odiava la ricchezza e non perché egli, nato di popolo lavoratore; uscito da una fa– miglia proletaria, avesse un inguaribile dispregio dei beni della terra, degli agi della vita, ma perché sosteneva che la ricchezza è rovinosa e rende infelici. Raiccontava di aver conosciuto molti milionari disgraziati e negati, a causa della loro stessa ricchezza, a,d/ ogni gioia non solo intellettuale, ma anche sociale. Sosteneva a volte che l'Inghilterra doveva la sua decadenza alla sua ric– chezza, prodotta dal suo enorme sviluppo e progresso industriale. - L'uomo lisciato e indorato è un ninnolo o un giocattolo, in mano del destino che lo trascina da un godimento falso ad un altro godimento falso, di quelli che·, come diceva il vostro Dante, non mantengono nessuna promessa. Esso non fa più niente, non esiste più. E così la nazione ricca: non esiste più. In Russia c'è il bolsce– vismo, in Italia il fascismo. In Russia e in Italia c'è qualche cosa. 81bllotecaGino Bianco
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