Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

700 P. Operti nocchio, gli ondeggiano sugli occhi. Ecco la bàita : il bimbo imma– gina che i castelli fatati delle :fiabe, a vederli da vicino, devono es– sere così. Una scala a piuoli appoggiata al :fienile ,sembra messa lì per loro. Petu sgattaiola su, e Italo .dietro. Si trovano in un por– tico 'pieno di fieno e di fascine, ingombro di canne, sacchi logori, attrezzi campestri; grappoli di pannocchie pendono dalle travi del tetto. Odore di legna e di cipolle, su cui" aleggia un altro rude odore che non è nuovo per Italo, e gli dlà una vaga apprensione, accre– sciuta da un suono sordo che ogni tanto sale dal basso .... Petu è in silenziosa faccenda; egli libera da ogni ingombro un tratto del pavimento, fin che scopre una targa fessura; a un cenno anche Italo vi applica il viso, e vede, sotot, nella, penombra, quattro o cinque dorsi neri che si muovono .... - Crin ! Orin ! - gli alita nell'orecchio Petu il quale ha scarsa fede nell'intelligenza del di– scepolo. Italo non sa se sia più grande in lui la felicità o il ter– rore: è rapito: con tutta l'anima negli occhi guarda i bestioni che vanno e vengono, si fregano contro l'a,ssito, grufolano in mucchi dl' immonda verdura: quella visione si :fissa in lui, si allarga, si trasfigura, assume contorni favolosi, si ricollega in qualche modo al mondo delle sue fiabe. · Petu si rizza ed esegue un balletto di gibia; Italo intuisce che il compagno vuol celebrare così il successo di quell'esplorazione, e lo imita. Petu ha una nuova idea: brandisce una canna, la infila nella fessura, e prende a punzecchiare i maiali. Varcato ormai ogni limite del lecito e dell'illecito, sentendo di muoversi in un'aura di prodigio, anche Italo afferra una canna, e la fa scorrere nella fes– sura: nessun gioco l' ha mai appassionato a tal punto. La canna di Italo sfiora i dorsi neri, quella di Petu li punge senza pietà, i porci non se ne danno per intesi, ma ecco, uno di essi alza la testa e guarda in su : Petu prende di mira ridendo quel grugno levato; Italo trema fin nelle midolla, ma non darebbe il suo posto per tutti i giocattoli del mondo. Uno scricchiolìo di seggiola smossa, un passo pesànte .... In un baleno Petu schizza sulla catasta di, fascine, si appiattisce fra il muro e una trave, sbuca sul tetto. Italo gli è ai panni, col cuore che gli urta in gola. Da quella parte il tetto scende fin quasi al suolo: i monelli at– traversano a rompicollo l'orto, e mentre passano di furia la siepe, sentono da lontano una vociaccia di orco: - Ohè ! cule masnà ! - (quei bambini). Sul greto del torrente riposano della corsa e dello spavento. - Era tuo cugino? - interroga Italo. Egli b,a creduto fino al– lora che i cugini siano bimbi della stessa età, ma Petu ha in sé tante cose straordinarie .... Il compagno accenna dii. sì, poi di no, BibliotecaGino Bianco

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