Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

I, Il ritorno_ di Marco Polo 693 aggettivazione esornativa, secco nella scarnezza di formule di pre– sentazione, rude e tagliente negli improvvisi trapassi. «Non c'è altro che meriti di essere ricordato; e perciò partiremo di qui.. .. )) (p. 224). - << Ma altro non c'è che meriti di essere ricordato; e perciò lasceremo di questa città .... )) (p. 230). - « Ora lasceremo di questa materia e vi conteremo di un'altra città molto grande)) (p. 239). Lo • scrittore non indugia e passa; esaurisce l'argomento e .ne ripiglia un altro con lo stesso tono e con lo stesso fraseggiare. Moduli stili– stici che ritornano; principi stereotipati che si riaffacciano; sin– tassi che tradisce continuamente la sua fissità schematica e lineare. L'occhio è volto alle cose. L'attenzione è volta solo a ciò çhe sta innanzi. Non c'è mai trasferimento fantastico nello stile. E la verità è ane6ra tutta nel tono della narrazione, che si mantiene vigile e· non soffre abbandoni. Non una parola che rompa lo schema della rappresentazione. Vedete il Gran Kan, in attesa della mischia, « sopra un poggetto, in una bertesca collocata su quattro elefanti, piena di balestrieri e di arcieri, con in alto la sua bandiera, ov' era l'immagine del sole e della luna a tale altezza da potersi scorgere da ogni parte. I quattro elefanti erano tutti coperti di cuoi cotti fortissimi, con sopra dei drappi di seta e d'oro)) (p. 108). Con secchezza d'impressione si segna sul fondo del quadro. la linea e non si tentano chiaro~curi. Ed ecco, a gioia degli occhi, il magni– fico palaizzo che in un bosco bellissimo, - i superlativi sono in Marco l'espressione ingenua della sua ammirazione, - fece erigere il Gran Kan : « tutto di canne, specie di loggia sorretta da belle co– lonne verniciate e dorate: in cima ad ogni colonna c'è un grosso drago, tutto dorato es~o pure, che colla coda e col corpo si aggira intorno alla colonnfli, mentre col capo e colle due branç,he, distese una a destra e l'altra a sinistra, sostiene il coperchio (cioè, la co– pertura, il tetto). All'interno il palagio è indorato, lavorato a bestie e ad uecelli di finissimo lavoro. Il coperchio è anch'esso tutto di canne: così ben verniciate e con vernice così resistente da non avere paura di alcuna acquata)) (p. 99). Il Benedetto, con una letteralità che e franca adesione allo spi– rito più che alla lettera, ha trovato il tono dell'opera di Marco Polo: ha trovato l'acqua corrente sotto il gh.iaccio che la rico– priva. Una versione si misura dalla costanza del tono con cui il testo trapassa d'all'una all'altra lingua fo atto di continua ricrea– zione. Gli sparsi frammenti, qualunque sia la loro provenienza, di qualunque sigillo siano segnati, si unificano entro una prosa, di cui si rispettano le originali movenze, l'uniformità elementare sintattica e lo schematismo dei procedimenti narrativi. È l'inter– pretazione che il Benedetto ha dato deì libro di Marco : un'inter– pretazione in cui si rivelano insieme il :filologo e l'artista. E del resto Marco Polo che parla agli europei di paesi miste- s:bliotecaGino Bianco

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