Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

Il ritorno di Marco Polo 689 propagazione manoscritta del libro di 1 Marco Polo. Le sue conclu– sioni sono inoppugnabili. Il manoscritto originario è perduto. Non ci restano altro che apografi, nessuno dei quali lo rispecchia nella sua integrità; e tutti più o meno lontani da esso, distinti in varie famiglie, i cui singoli archetipi criticamente· ricostruiti rappresen– tano sempre un testo alterato e ridotto. Gli idoli che la critica marcopoliana aveva cÒllocati su. basi ipotetiche, il Bened'etto li rovesciava con una documentazione paimare. Il manoscritto fran– cese 1116 della Nazionale di Parigi non può assumersi come copia diretta dell'originale che Rustichello (n·on Rusticiano) da Pisa stese nelle prigioni di Genova sotto la dettatura di Marco. Non proven– gono da esso, direttamente o indirettamente, tutte le red'azioni po– liane oggi esistenti. Nessun criterio di giudizio può ricavarsene per le così dette aggiunte ramusiane di solito relegate prudentemente in appendice come apocrife o sospette. Non può considerarsi, ri– spetto a quel testo venerato e venerabile, seconda edizione riveduta e corretta da 1Marco Polo una r~dazione elegantemente rimaneg– giata da un certo Grégoire, fondamento dell' edizione Pauthier (1865). Una felice scoperta del Benedetto, di quelle che premiano la tenacia che non s'im,paura, illuminò la questione poliana di luce insperata. Un tard'o manoscritto latino della Biblioteca Ambro– siana, derivazione diretta da un esemplare franco-italiano, rivelò un testo non solo più esatto e più conservativo del celebre mano– scritto francese, ma più copioso: ricco cioè di molti particolari ri– masti ignorati per secoli a tutti gli studiosi di Marco Polo e con– fermanti in gran parte le aggiunte che solamente il Ramusio docu– mentava, asserendole tratte da un codice Ghisi ora perduto. Il manoscritto .francese, come quello linguisticamente più vi– cino all'originale franco-italiano di Rustichello, il manoscritto la– tino ambrosiano e le aggiunte italiane del Ramusio venivano così a costituire le-basi fondamentali di un'edizione, la quale, con certa doverosa larghezza, accoglieva dagli archetipi delle varie famiglie quanto si potesse criticamente o congetturalmente ascrivere alla dettatura di 1MarcoPolo. Sorse cosi un testo con;i.posito, linguistica– mente ibrido e screziato, con aggiunte frammentarie, giustapposte e senza fusione organica, distinte nella forma con cui erano giunte, allineate in note a piè di pagina di sotto al te·sto franco-italiano ac– curatamente ricostituito nella lezione : in somma, polvere e detriti e frammenti ritrovatL in varie parti e ricollocati ai piedi di un vecchio scheletrico edifizio la cui linea s'intravedeva non ostante le fratture, gli scoscendimenti e le rovine. C'erano i materiali dell'opera di Marco Polo; ma non c'era l'opera. E c'era, diciamolo pure con franchezza filologica, perché la filologia non ha le gioie beate dei non filologi che si dilettano dello strano e del d:ùssueto ed hanno l'ossequio delle grafie più mostruose 44 - Pèga10. BibliotecaGino Bianco

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