Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

Stagioni alla fontana 673 mella gialla senza nessun risultato. Ma Irma sa a memoria la lettera e la ripete all'amica. Ed ecco, quasi nostalgico e doloroso oommento alla lontananza dell' àmato, spandersi nell'aria le note della cornetta che ingiunge ai soldati di ritirarsi; Quante volte a quel suono ella aveva sentito tremare nella sua la mano .di lui ; come lo aveva stretto a sé, perché egli, staccato-ormai col pensiero, ansioso di.non tornar tardi alla caserma, non si dd.videsse da lei, anche fisicamente, troppo presto; e c'era nel suo animo quasi un gusto inconfessato di fargli far tardi, di fargli avere delle noie per c·ausa del loro amore; ma poi, presa da un subitaneo rimorso, lo 131sciavaandare, anzi lo incitava a correre, benché la caser-ma fosse vicina. E ora egli era via, tanto lontano, che una notte e un giorno di viaggio non basta– vano a raggiungerlo. Nerina la consola .. La voce di Nerina scende dalla fontana, si slarga sul crocicchio e si divide per tutti i vicoli, venendo incontro ai passanti come una tepida carezza e mettendo nell'aria già fredda e triste della sera dei confortevoli toni di casa chius11, di donna che aspetta amorosa, d'intimità. Il mormorio canoro di un'altra, vi– vente fontana pare la voce di Nerina. Di che cosa poteva lagnarsi Irma ? Il suo soldato le era fedele, sarebbe tornato a prenderla, a condurla con sé, ai sposarla. Irma, consolata, cerca ora a sua volta di alieggerire l'animo di Nerina. Ma la _sua voce non è sonora e morbida come quella del– l'amica: l'aria intorno, delusa, sembra chiedere.il perché di quel mutamento. La voce· d'Irma è fatta p er ridere e gridare, o per. susurrar delle carezze; quand'o s'ad·atta a vn'altra chiave, come quella di un serio conforto all'amica, stona, :fiaccandosi in piagnu– colii o indurendosi in esasperati esclamativi. E poi, che consola– zione, .se non superficiale e fittizia, si può dare a Nerina ? Povera Nerina, abbandonata dopo l'insulto da quel volgare Dongiovanni d'Oreste! Torna a risuonare, pastosa, la voce di Nerina che lo difende. Oreste era un uomo che aveva bisogno d'esser libero per la sua carriera sportiva; ella non l'amava più, in fondo non l'aveva mai amato ; e del resto preferiva lasciar andare gli uomini quando si stancavano, che trascinarseli dietro vergognosamente, come fa– ceva Anita. Poi Je due amiche scendono dal pilastro della fontana, si salu– tano al cancello che Nerina, entrand'o, ha cura di lasciar socchiuso. Irma è sola per la strada, palpa la lettera del suo amore : si sente felice. A casa-, apre la finestra; dalla caserma vicina, le note del «silenzio)), lunghe come un sospiro, tese come un desiderio, vibranti come un cuore appassionato, la fanno sognare. GIANI STUPARICH. 43. - Pegaso. 81bllotecaGino Bianco

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