Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
672 (}. Stuparioh mezw addosso a Mario. Il secchio strappato passò di mano in mano,' finché impossessatosene Oreste, avvenne un fuggi fuggi ge– nerale · ma non sì che la provocatrice, raggiunta, non ne fosse vio- ' . lentemente inond'ata. Fra il baccano e le risa, in mezzo a un giro- tondo furioso Irma rimase un momento come una statua ignuda sotto un pan~eggio di veli, lucida, stillante; poi, scoppiando a ri– dere anche lei, si mosse per schiaffeggiare qualcuno : e allora il suo corpo accaldato e fradicio, con la testa bionda levigata dal– l'acqua, fece rimpiangere a Oreste la sua scelta e riempi d'orgo– gliosa voluttà il timido cuor~ d'el soldato. · III. I tramonti autunnali spargono già molto viola freddo tra i co– lori rosati, che pocò ormai dturano ·nel cielo sopra la collina. La frusta del carrettiere che spinge· su per la stradicciola in .salita il ca– vallo, stanco della giornata, fa d'egli allegri schiocchi nell'aria: ma è forse la sola voce allegra che si stacchi dalla malinconia di tutta la contrada, pervasa già da un presentimento invernale. Gli al– beri dietro i muri della villa, i muri stessi e le strade sono carichi d'un tono che tiene anc6ra del fuoco rosseggiante, ma che s'incupisce ogni giorno più per un lento spegnersi e incenerirsi del midollo. Il crocicchio sopra, tutto, forse perché meno raccolto delle stradic– ciole che vi sboccano, ha un aspetto già desolato e la fontana vicina non serve a rallegrarlo, anzi se mai, abbandonata e arida com'è, aumenta la sua tristezza. Da poco è passata, Anita col braccio infilato sotto quello di Mario : più grassa e più alta di lui, sembrava gli gravasse sul :fianco come un peso e lo trascinasse su per forza; chi avesse potuto osser– vare la faccia di Mario, vi avrebbe notato stanchezza e fastidio, ma– scherati da un sorriso che, una volta brillante, è diventato scemo. Hanno preso la strada più erta, che :finisce a un viottolo di cam– pagna, al buio. Di lassù torneranno d'opo un'ora, dopo due ore, litigando e si fermeranno davanti al cancello, lasciato socchiuso da Nerina; qui -Mario, pallido e pesto,. per liberarsi da Ànita che con– citata. e stridula lo investe, dovrà finire con un atto di sottomis– sione: :fingere d'essersi riconciliato e baciarla con la promessa a, domani. Intanto Irma aspetta, seduta sopra uno dei pilastri della fon, tana, che venga la sua amica Nerina, e legge per la quinta o sesta volta la lettera del suo soldatino. Quando Nerina esce dal cancello della villa e viene a sedersi presso di lei, non c'è quasi più luce nel cielo e il lampionaio non è anc6ra passato ad aprire del tutto il beccuccio del lampione a gaz che, poco distante, strizza la sua :fi.am - BibliotecaGino Bianco
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