Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

La vocazione di Rajf aello Lambruschini 667 occhi « l'iniziatore della libertà in Italia>> (Riforma, II, 216) • sulla sua bilancia assai più del cambiamento di lui, -che, pel' dirl~ col ,Manzoni, dopo aver benedetto l'Italia, la mandò a farsi bene– dire, - pesa la rivoluzione romana. I cattolici illuminati, ma pii e generosi, - spiega egli alla protestante signora Pakenharn nel· marzo '49, - non possono << elevare la loro voce contro gli abusi della casa, mentre il Padre d'ella famiglia è perseguitato e scher– nito)) (ivi p. 215). , Può essere c.hein questo nuovo calore di affetto per il papa, - per cui quindici anni addietro non c'era posto nella costituzione eccle– siastica da lui vagheggiata, -c'entrasse anche l'ostilità all~ repub– blica e al Mazzini. A questo egli fu sempre avversissirno, da ·buon moderato, anzi moderato toscano; e l'avversione politica non sem– bra gli facesse scorgere la religiosità profonda dell'apostolo geno– vese, la q~ale pure avrebbe dovuto, non diciamo persuaderlo, ma interessarlo. Può anch'essere, che dopo il '48 una prudenza naturale lo inclinasse ad accentuare la sua fedeltà alla Chiesa cattolica e la sua distanza dal protestantesimo (tipica, per questo rispetto, la lettera aperta al Gualterio a proposito delle indiscrezioni del Mon– tanelli sul convegno del 1844). Ma in sostanza egli appare sincero ; e non v'è ragione di mettere in dubbio" la sua parola, quando egli .protesta << davanti a Dio)), che il ,suo affetto per la Chiesa è an– dato crescendo man rnàno che ha << avanzato in cognizioni, e in desiderio di pietà cristiana>> (lettera del luglio '53 a Tito Chiesi; Riforma, II, 246). Se le sue idee generali e le sue aspirazioni rimasero ; se nei suoi appunti si ripetono anc6ra certi postulati riformistici riguardo la confessione e i precetti della Chiesa : i~ mondo interiore dei senti– menti e degli impulsi, quello che più propriamente possiamo chia– mare l'animo, è modificato· d'assai. La vocazione personale riformi– stica, - questo è per noi il pnnto capitale, - è venuta meno. << Può essere>>,- arn~ette egli in una lettera dell'agosto '53 ad E. Schnei– der, - <<cheil fervore della gioventù, e l'amore stesso della bellezza ideale della Chiesa, non illuminato dall'esperienza degli uomini e delle cose, mi avi!sse fatto credere per l'addietro che un'opposizione più risoluta potesse giovare al fine; mentre ora conosco pur troppo che a vincere ostacoli tanti e sì forti, può forse giovare più il senno, la prudenza, la pazienza, e dirò pur la benevolenza>>. E sog– giunge : << quando pure i rnodii audad potessero mai condurre alla riforma desiderata, e fosse mai nei disegni di Dio di valersene ; v'è chi si sente adatto istrumento a ciò, e chi non si sente: chi si può credere la Verga, della quale lddio si servirà a percuotere a salute, e chi terne che questa verga, dopo eh' ella avrà servito a percuotere i :figliuoli, sia (come dice Sant' Agostino) spezzata da Dio e bruciata)) (Riforma, II, pp. 261-262). BibliotecaGino Bianco

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