Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
666 L. Salvatorelli Nel period'o di fervore per un'azione religiosa il Lambruschini non trovò consensi - almeno consensi attivi, gli unici che avreb- ' . bero contato - nella cerchia d~i suoi amici. E se si esaminano sin- golarmente i componenti di questa, è facile· rendersene ragione. Dopo il Capponi, né il Tommaseo spiccatamente ortodosso, e per giunta allontanatosi ben presto, né il Vieusseux protestante, ed altri protestanti come lui, né il Guicciardini già allora incline al protestantesimo, né il Ridolfi tutto dedito all'agronomia, potevano sovvenirgli: e l'esame si potrebbe estendere, arrivando, per una ragione o per l'altra, agli stessi risultati. - ·Certo, se il Lambruschini fosse stato tempra di apostolo, o di tribuno, la sua azione si sarebbe potuta far sentire ugualmente, in basso se non in alto. Ma fin d'al 1829, - si noti la d'ata remota, - egli dipingeva, in una lettera all'arcivescovo Minucci di Firenze, suo amico ed estimatore, la propria inettitudine alla vita pubblica. «Nel movimento degli affari, in una situazione che attiri la consi– derazione pubblica, in tutto quello che ha un poco di splendore, io mi trovo inquieto, portato come fuori di me, inetto a pensare, a scrivere nulla che esca dall'intima coscienza e che sia caldo dl'un sentimento vero.· Solamente in mezzo alla natura e nell'oscurità della vita privata io ritrovo me stesso. La mia missione, se pur ne ho qualcuna, è una missione umile e tacita>> (Primi scritti,, p. 283). È vero, che nel 1831-32 sembra tenere un altro atteggia– mento. 1Mabisognerà concluderne, che fu un'accensione-passeggera; ai primi ostacoli la vera natura dell'uomo riprese il sopravvento. Cogli anni, la sua ripugnanza a un'azione agitatrice si accrebbe, e le ,stesse sue idèe e i sentimenti si temperarono. Nel convegno del 3 aprile 1844 a Firenze in casa di Carlo Crémieux egli si trovò con questo e cori qualche altro protestante o simpatizzante (ricor– diamo il Guicciardini e il Montanelli) a discutere delle condizioni religiose della Toscana, e di ciò che si poteva fare a loro vantaggio. E fu proprio egli ad opporsi alla costituzione dli un gruppo evange– lico toscano, e a sostenere che i cattolici dovevano rimanere nella Chiesa cattolica: Fin qui si continuava nella linea da lui sempre seguita rispetto al protestantesimo, che, in sostanza, egli desiderava venisse assorbito in un cattolicesimo rinnovato, e non viceversa. Ma più importa, che il presbiteriano del 1834 ammettesse nel 1845 (Dell'Autorità e della Libertà, p. 61) non solo i vescovi, ma anche il papa, con un « potere supremo, direttivo, esecutivo, conservatore>>. Tornava, per verità, a vagheggiare (ivi, p. 63) un tentativo di ri– forma da parte del clero minore d'intesa coi laici; ma poi conclu– deva, che la riforma della Chiesa (« così necessaria, che certamente si farà») probabilmente si sarebbe fatta con il concorso di tutti d'al ' papa ai laici. Dopo il '48 il Lambruschini si fa ancor più rispettoso, e quasi potremmo dire devoto, verso il papa. Pio IX rimane ai suoi BibliotecaGinO'Bianco
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