Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
La vocazione di Raffaello Lambruschini 661 coll'abbandono della carriera prelatizia iniziata a Roma dopo il ritorno dall'esilio, e il ritiro a San Cerbone, lungi dia ogni attività ecclesiastica. Di questo momento decisivo sappiamo assai poco. Se il Gàm– baro, già così benemerito degli studi lambruschiniani, potesse fare ricerche esaurienti in proposito, aecrescerebbe le sue benemerenze. L'occasione. immediata del ritiro del Lambruschini sarebbe stata la risoluzione presa dalla Congregazione romana, cui egli era addetto, circa un affare riguardante un monastero orientale. Anche di questo episodlio si desidererebbe sapere di più; ma ad ogni modo esso non può essere stato se non la goccia che fa traboccare un vaso già pieno. La ricordata lettera del 1826, .spiegandoci le soddi– sfazioni ch'egli trovava nel riti~o campagnuolo, può servire a farci comprendere, per contrapposto, quello che non aveva trovato al– trove: « mi sono affrettato a ricoverarmi in un angolo d'una re– mofa campagna, dove nell'aspetto e nello studio della natu:ra, nei costumi semplici e nelle opere schiette di povere ed umili persone ho sempre dinnanzi agli occhi un Dio di sapienza e d'amore, e dove il Vangelo mi parla al cuore una lingua di pace e di verità che i suoi commentatori non avevano mai saputo farmi intendere>> (Primi scritti,, p. 273). :Ma al solìtario di San Cerbone la solitudine è un conforto spi– rituale, un punto di appoggio, non l'appagamento pieno e la mèta ultima. Egli non vive di vita puramente interiore e individluale. Vuole agire sulla società religiosa, da cui non pensa neppure un momento di separarsi, per contribuire a trasformarla secondo le sue aspirazioni. Di qui la sua vocazione di scrittore relìgioso, chiaramente espressa così nello Zibaldone come nella lettera al Oon– stituti01Vnel. Egli crede che vi sia oggi un gran bisogno ,di presen– tare in modo acconcio, adatto ai tempi, le ver\tà morali e religiose; e prova un dolore profondo « dì vedere tanto spesso resa tormento del genere umano e manto delle umane passioni quella Religione che non può essere altro che la bellezza della virtù e la delizia dei cuori)). Egli vorrebbe che in tutti si operai;;se quello sceveramento d1 verità immortali e di incrostazioni caduche, di persuasioni in– time e di idee imprestate e incoerenti, che si è operato nel suo spirito. Vorrebbe che tutti raggiungessero quel temperamento, quel– l'armonia tra la libertà d'ella coscienza individuale e l'autorità legittima e necessaria della Chiesa, che nel suo intimo egli crede di possedere, o almeno di essere sulla via di possedere. Questa vocazione del Lambruschini ha, nel quadiro della vita spirituale italiana del tempo, connotati propri, spiccatamente per– sonali. La Morale cattolica del ,Manzoni, comparsa nel 1819, - e cioè quando già il Lambruschini aveva traversato la sua crisi, - rispond~ a preoccupazioni interamente differenti, e nessun lume, Bibl"otecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy