Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

La vocazione di Rajf aello. Lambriischini 655 mostra a~che il concetto obbie~tivo, realistico della verità, ch'egli afferma ripetutamente senza discutere. Non troviamo neanche in lui tracce particolari dello spiritualismo francese· del Jouffroy e del Cousin. « Leggo attentamente il ,Globo, e prendo delle note)), scrive egli al Capponi il 7 agosto 1831 (Riforma religi-osa, p. 4) ; è il Gàmbaro si affretta a rilevare,· che nel Globe era apparsa la famosa d!issertazione del Jouffroy, Gorrvment les dogmes finissent; quella stessa, ricordiamo noi, che fu poi letta e acutamente cri. ticata dal giovane conte di Cavour. ,Ma il saggio del J ouffroy era comparso nel Globe del 1825, sei aimi avantf; e ora il Lambru~ehini parlava del Globe divenuto sansimoniano, e delle dottrine dei San– simoniani, cui s'interessava molto e su cui voleva il parere del Capponi. L,a :filosofia religiosa del protestante ,Schleiermacher sem– bra essergli rimasta ig:rrnta; in quanto al cattolico Moehler, la sua Simbolica fu tradotta anche in italiano ed! ebbe molta diffusione, e il Gà.lmbaro ci afferma che il Lambruschini la lesse più volte. Ecco un punto, ch'era interessante documentare e .svolgere, perché dal materiale pubblicato non risulta, nulla. Sarà da tener presente, in ogni caso, che la Simbolica del Moehler è solo del 1832, e che il Lambruschini, a quanto pare, non leggeva tedesco. Ora, le due lettere del _Lambruschini del gennaio e febbraio '32 (pp. 30 e 51 di Riforma religiosa), - indirìzzate a un amico che il Gàmbaro esclude sia il Capponi, :rpa, ci pare, senza argomenti sufficienti, - conten– gono già tutte le sue .id'ee essenziali. Neppure degli studi biblici e di storia delle origini cristiane, che tanto sviluppo e si ardito prendevano, fra il '30 e il '50 in Ger– mania, con Strauss e la scuola di Tubinga, il Lambruschini mostra dli aver subito un'influenza particolare. Quando nel 18Ml Enrico Bindi, allora professore nel seminario di Pistoia, si rivolge a lui, fra l'altro, per indicazioni di opere sulla Bibbia, il Lambruschini non sa ind'icare che alcuni manuali di Giacomo Eliseo Cellérier (un teologo ginevrino, che chiamò se stesso « homme d'e transition )>, fra il latitudinarismo razionalistico della Chiesa ufficiale ginevrina e la nuova ortodossia mistica del Réveil), e di altri autori oggi .anc6ra più dimenticati. « Queste opere)), egli d'ice, « sebbene siano delle minori, per dir cosi, bastano ad aprire innanzi come un mondo nuovo in questi studi cosi negletti da, noi. Dio voglia che nol siano più!>>. L'augurio era certamente sincero; ma non si può dire, cb.e per sua parte egli si adoperasse molto a~ attuarlo. Le osservazioni, che gli capita di fare sui testi evangelici, mostrano una certa li– bertà di atteggiamento, ma nessuna preparazione critica parti– colare. · L'uso fatto dal Lambruschini d'ei manuali biblici del Cellérier figlio (anche il padre era teologo, d'indirizzo diverso) ci richiamano alle influenze ginevrine sul Lambruschini. Non è un tema nuovo; Biblioteca Gino Bianco

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