Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

La vocazione di Raffaello Lambruschini 653 precettore, a ricordargli la cosa; e allora il principe mandò al ro– mito di San Cerbo~e, come offerta a scopo di beneficenza, venti fran– cesconi, pari a 112 lire di anteguerra. E fu tutto. E dire che don Raf– faello faceva anche a bella. posta il viaggio da Figline a Firenze ! Inedite erano anche le lettere, ~ pubblicate dal Gàmbaro in fond!o al volume, sotto il titolo appropriato Urto fra il nuovo e il vecchio, Sacerdozio, - scambiate nel giugno 1833 tra Raffaello e lo zio Luigi, già ca~dinale (ma non anc6ra Segretario di Stato). Non si dirà che il nostro abate non fosse stato allevato nella più stretta ortodossia, in ambiente rigidamente clericale. Veramente egli (nato a Genova nel 1788) era cresciuto presso l'altro zio, Giovanni Bat– tista, che fu vescovo dli Orvieto; ma l'ortodossia romana di questo non era punto inferiore a quella del fratello, come ben sapevano i giansenisti liguri, coi quali ebbe fiera inimicizia. Da vescovo di Orvieto, mons. Giambattista ricusò il giuramento di fedeltà a Napoleone, allorché questi annesse gli Stàti pontifi.cii; e in conse– guenza, venne deportato in Francia. Chi ne fece nascostamente le veci nella diocesi fu proprio il nostro Raffaello, allora appena ventiduenne e semplice suddiacono. Scoperto nel 1812, fu anch'egli deportato, a Bastia in Corsica. Le idee di Raffaello in seguito si trasformarono profondamente; ma gli rimase, di quel tempo, la fedeltà alla voce della coscienza e la contrarietà all'ingerenza in faccende religiose del potere civile. Già ai Primi scritti il Gàmbaro aveva premesso un ampio studii.o sul pensiero religioso del Lambruschini ; ma con la Riforma reli– giosa nel carteggio inedito di Raffaello Lambruschini (pubblicata dal Para via nel 1924), ce ne dette un minuto studio sistematico, che riempie il primo dei due volumi della pubblicazione. Nel secondo abbiamo la corrispondenza del Lambruschini su argomenti reli– giosi, innanzi tutto con il Capponi, e poi anche con il Sismondi, il Montanelli, Enrico Bindi, Bianca Milesi ed altri (particolarmente curiose le lettere dei coniugi Pakenham, tipi di protestanti fana– tici). Nello studio introduttivo il Gàmbaro credette di poter dimo– strare senza fondamento l'asserzione del Tabarrini circa la distru– zione dlella corrispondenza religiosa Lambruschini-Capponi. I suoi argomenti sono forti, tanto più che convergono da varie parti allo stesso risultato. Eppure una punta di dubbio rimane, non tanto per la scarsezza del carteggio rimasto, - scarsezza che il Gàmbaro spiega plausibilmente, - quanto per quell'affermazione così espli– cita del Tabarrini, che aveva pur modo di essere bene informato e non si capisce perché avrebbe dovuto inventare di sana pianta quella notizia. Rimaneva ora a riprendere il maggior documento del pensiero religioso del Lambruschini, l'opera, sia pure incompleta e fram– mentaria, in cui egli si era a<?.cintoad! una esposizione sistematica BibliotecaGino Bianco

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