Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
Stendhal raconté par ceux qui l' ont vu 767 ------------ del ,suo strano _titolo: e n'ebbe in risposta che rosso vuol -dir l'avventura napoleonica, che pochi anni prima sarebbe stata cercata da un ambizioso .come Julien -Sorel, la vita di aperto combattente, insomma,; e nero, che invece aii.tempi della restaurazione a,· un Sorel avido di salire restava -solo la carriera, ecclesiastica. La spiegazione poteva assomigliare a una mistificazione, e lasciò increduli i curiosi che credettero a uno scherzo, mentre persuade più facilmente noi moderni abituati a tal gioco ·di sim– boli, ed .è tenuta esatta. E cos~ infatti l'accetta aro.cheil Thibaudet: ma con qual finezza fantasiosa egli ricama su questo rosso e nero, e su Tar– tuffe e Saint Simon, e i problemi morali che si illuminano dal paragone! « .... J'ai nommé Saint-Simon. Son importance dans la vie et dans le génie de Stendhal est immense. Croisez les vingt-quatre heures du Tartuffe avec les soixante ans de vie de cour racontés par Saint-Simon, vous obtenez d'une manière générale un équivalent du roman du XIX• siè– -cle, d'aucun roman plus particulièrement que de la Chronique du XIX• si.èole, du Rouge et Noir .... 1 Si Stendhal, qui avait revé d'abord de devenir par le théatre le Molière de son siècle, s'est réclamé de la co– médie de Molière et -des mémoires de Saint-Simon, on dirait presque que Molière et ,Saint-Simon on_t deviné, comme Colomb les Indes, le roman -du XIX• siècle et Stendhal à l'horizon de leur génie. En deux vers, Molière indique que le vrai Tartuffe, dans sa durée, appartient au roma,n Et c'est un long récit d'actions toutes noires Dont on pourrait former des volumes d'histoires .... 'l'outes ,noires ! Quant à Saint-Simon, i.I a vécu dans l'intimité d'un Julien -Sorel rouge, le beau-frère de sa femme, Lauzun. Ce petit cadet pauvre a fait la fortune la plus stendha-lienne du siècle, puisque, avant d'épouser dans sa vieillesse la très jeune soeur de Mme de Saint-Simon,– il a épousé dans sa jeunesse, ou à la fin de sa premi~e jeunesse, Mathilde de la Mole, je veux dire la Grande Mademoiselle .... ». Non so se bastino questi pochi braru.i divelti, e temo di no; ma tutto il capitolo è una meraviglia del genere, e chi l'ha scritto è un airtista della critica. Un artista però, che non soddisfa completamente lo spirito, che affascina ma non persuade fino in fondo, e mostra facilmente il suo limite. E non per accennare alla sua speciale retorica, al pericolo della -cifra e a, quel tanto 0 poco d'artificio che vuol l'arte sua; se gli serve ,così bene, sarebbe ingiusto rinnegar-e i mezzi godendo i risultati. Il suo .limite invece si vede facilmente pensando a quello che sarebbe Thibaudet narratore puro: con tale tecnica, con quella speciale maniera (che •è usata del resto da romanzieri assai in voga con sfumature diverse, vedi Maurois), pensieri, atmosfera, e ambiente dei personaggi si sentono .a meraviglia, le persone stesse si conoscono, si vedono, si ha l'impressione di averle a lungo frequentate, di avere smesso da poco una conversa– ·zione con loro; ma se ci pensate un momento, vi parran conoscenti fre– quentatissimi, di rado veri amici: persone di cui molto sapete, ma sulle quali per naturale pigrizia non vi ,siete mai fermati ad approfondire, per giudicarli a qualche passo decisivo, per sentirne la tragedia. ·BibliotecaGino Bianco
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