Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
A. FRA'rEILI, Capogiro 761 lo spunto -è buono, peccato che rimanga solo uno spunto. Così nel mo– mento più delicato del libro, poco dopo che Alina si è data :1, Benedetto in quell'albergo di una città di provincia (che del resto ha ispirato ~ Frateili pagine gentili), la domanda che Alina fa all'amante: - Sono proprio donna adesso ?, - è una domanda birichina, piena di malin– conica malizia femminile, ma rimane lì. quasi _in tronco e uon ha quel rilievo che potrebbe avere. · Certo la figura di Alina è la meglio riuscita, la più felice ,del libro. Il suo cedere senza sp\lranza ·al desiderio di Benedetto, la sua stessa malinconia d'essersi accorta (giacché io mi figuro Alina così intelli– gente da dover accorgersi) della mediocrità di Benedetto, la rendono gentile, interessante. Alina dice di se stessa: « Non sono ingenua, però mi sento nuova; è .un'altra cosa». E anc6ra, in un altro punto, è detto di lei : « Anche più grande, con amiche esperte chè avrebbero potuto spiegarle, non aveva maj voluto né ascoltare né dmnandare. Non si voleva . disgustare, ma serbare intatta la sua curiosità •per il giorno che avrebbe potuto ,sapere senza più vergogna, anzi con voluttà.... E forse in quel voler non sapere niente, c'era, oltre ,che un istintivo pudore; una raffina– tezza di cui adesso .si rendeva conto>>. E infine, eccola, mentre cammina: « un passo esitante e raccolto, il corpo stretto in un abito color ruggine, la testa quasi nascosta da una gran· volpe che le cingeva il collo. La sua figuretta aveva una grazia malinconica nell'aria nitida e cruda del crepuscolo. Si sentiva U peso de1 suoi pensieri in quell'andare con le spalle un po' curve ». E piaèe sempre la descrizione che Frateili fa a più riprese della grande città, babelica e indifferente alla vita· degli uomini. Più che dal– l'intimità della passione di Benedetto, non ·sempre efficacemente de– scritta, direi anzi che il senso di turbamento,. di «capogiro», è dato proprio da quell'aspetto della vita turbinosa della città. « Le campane della chiesa suonavamo .inascoltate l'avèmaria: le automobili, incastrate in quella stretta, .urlavano, con le trombe, agli antichi palazzi di riti- rarsi indietro». · • · Ciò che ancora manca allo scrittore ed è urgente che Frateili acquisti è un dominio più vigoroso della materia. Si desidererebbe in lui una maggiore volontà nell'approfondimento ,dei caratteri, un segno più forte nell'incidere, un senso più vivo della costruzione, insomma ciò che si chiama l'ossatura di un libro. Ma lo stesso esercizio della critica, che è in fondo esperienza di solidità ,sulle forze altrui e su se stessi, gli sarà d'aiuto per acquistare presto anche quest'altra dote, necessaria a un narratore. BONAVENTURA TEccHI. ELIO VITTORINI, Piccola borghesia. « Solaria », Firenze, 1931. L. 10. I soliti nomi di Proust e di Joyce, che la nostra critica «militante» va da qualche armo affacciando, solitamente con scarsa o nessuna atti– nenza, a proposito di questo o di quel nostro ultimo scrittore, possono al:fine invocarsi con qualche parvenza, di giustificazione di fronte ai presenti racconti del Vittorini. Col che non si vuol certamente -a:ffer- BibliotecaGino Bianco
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