Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
760 A. FRATEILI, Onpogiro Capogiro, il nuovo e primo romanzo di Frateili, _è un roma~z.o d'amore: vuol descrivere la passione vera, lo sconvolgimento, anzi 11 « capogiro » in cui cade un uomo di quaranta anni, un buon professore delle .scuole medie allorché s'innamora ·di una signorina di ventidue, Alina, figlif!, di -un' vicino di casa e di un collega. Il car~ttere di Ben~– detto il :protao·onista di quaranta anni, mi pare che srn, dato meglio ' h d' . l' t di ogni altro da Alina, quando verso la fine del romanzo 1v1ene aman e di Benedetto, e cioè nel momento più delicato del libro. « Non credevo che un uomo potesse essere così delicato». Questa delicatezza affettiva, alle volte un po' morbida, è la caratteristica del romanzo, la sua nota più intima e la migliore. Senonché Benedetto ,è, almeno per ,sua con– fessione, un trasog;nato, un arido e anche .sensuale. Che sia trasognato, non c'è dubbio; che sia arido e, in quakhe momento, come vorrebbe apparire, perfino cinico, non direi; piuttosto ci sono in lui strani vuoti e insensibilità; per esempio, le poca risonanza che in lui, affettivo e buono, lascia la morte del figliuolo Gino; il poco interessamento per la figlia L3iuretta, quindioenne, qv.asi sempre lontana e abbandonata a se stessa. Ohe egli sia poi sensuale, è ben possibile, ché tra affettività e sensualità ci sono più legami di quel che a prima vi:sta non sembri; ma il rapporto, il •passaggio tra l'uno e l'a.itro stato d'animo, nel romanzo. non è approfondito, e fa un po' impressione vedere come quest'uomo sempre trasognato, appena esce fuori ,dal suo mondo di ,sogni, non fa che accostar le mani addosso a qualche gamba di donna. Tutto ciò ,è nella prima parte del libro, che mi ,sembra la più ,fiacca e sbandata. Nella seconda parte il romanzo si accentra di più: il prota– gonista s'innamora veramente di un amore che non è soltanto sen– suale, e si delinea qui una gentile e interessante figura di donna. Ma non direi che il romanzo arrivi mai a un tono drammatico, né raggiunga un nucleo veramente essenziale. Lo stesso innamoramento di Benedetto, il suo dolore, la sua gelosia, anche se sinceri, sono più detti che rap:pr?– sentati. C'è ,piuttosto in tutto il libro, e non solo nella seconda parte, un'aria di trasognamento inquieto, un'atmosfera sublunare, nella quale la maggior parte dei personaggi trascorrono un po' pallidi ed abulici. Anche la figura di Innocenza, la moglie di Benedetto, che pure dovrebbe avere una parte importante nel romanzo col suo amore non compreso dal marito e con la sua pena che la fa morire, non raggiunge una consi– stenza vera. C'è però in tutto il libro una facilità, una sciolte7'Za nel raccontare che al lettore, anche al lettore co_mune, non dispiacerà·. Né mancano qu1, e là note psicologicamente giuste. È ben visto, per esempio, il carattere Qel protagonista, quando è detto di lui « che si vergognava della sua ·sensualità». Sono felici le pagine che descrivono l'improvvisa malattia di Gino, il figlioletto di Ben~detto, in una sera di pioggia, fuori 1i casa, in mezzo alla disattenzione di tutti. E felici sopratutto sono le sc,ene che descrivono i primi turbamenti della ,donna nell'amore· an– che se qui alcuni spunti e motivi potevano esser meglio FJfruttati. 'Così avviene per esempio nell'appuntamento all'osservatorio a,stronomico, dove sulla passione inquieta dei due innamorati si riflette per un mo– mento, attraverso uno spiraglio, l'immensità paurosa del cielo stellato: BibliotecaGino Bianco
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