Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

'758 P. DRIGO, La signorina Anna nessuna malinconia di memorie, di rimpianti, di delusioni offusca a,n– c6ra, anche se ogni figura del quadro porta in sé, con la_ sua l_uce, la sua ombra e l'ombra del suo destino. La• figura della z.ia Ltusa per esempio (chi aveva visto mai una donna così alt~!) : « La z ia_ Luisa, seria e rannuvolata sotto il diadema delle trooc(l smorte, stava m coda alla tavola, in mezzo alla marmaglia di noi fanciulli». · Il compagno di sooola s'offre ancora, come realtà, ma in non so che atmosfera fiabesca : realtà degna di istoria e quindi eccezionale; e che pur non ti sorprende, per,ché pr(lsentata così : realtà da- novella. È la vicenda di un povei-accio in fama di iettatore: né cessa d'essere vera, per straordinarii che possano sembrare i ca,si ond'è accompagnata. Tutta favola è invece Pare un sog,no. Una giovane ,sposa, già mam– mina, ha la sventura di ·vivere col marito in casa d(li suoceri, avari ben– ché riochi, antiquatissimi, ,e con due zie zitelle sui cinquant'anni, dalla vita lunga, dai piedi lunghi, e beghine. I due giovani coniugi, addor– mentatisi un -pomeriggio insieme sul-divano, sognano di vedersi tornar a casa suoceri Elzie ringiovaniti dalla cura Voronoff e invasati dalle più fatue idee e dai più dispendiosi g11sti di modernità mondana. Ahi che tutto ,si capovolge: la suocera non ha più testa che pel ooiffeitr, mani che per la manicure, e non esce di camera che a mezzogiorno, mentre dalla cueina ormai affidata alle sole cure della v,ecehia e sorda cameriera Teresa viene un acuto odore di bruciatiocio•; le zie non ha,nno più passi che per il charleston, più voce che per provare alla spinetta l'ul– tima romanza francese (gorgheggi, trilli e risatine .soffocate) ; e il suo– ce-ro, in costume completo da cava,llerizzo, baffi impegolati guardanti in su con aria aggressiva e battagliera, saklo in arcione sul puro sangue, caracolla per il giardino e per l'orto, calpestando senza misericordia aio1e di violacciocche e cavoli verzotti. Insomma se tutti erano, prima, malgrado l'avarizia e le idee da museo e l'unzione moraleggiante, in– t_orno agli .sposi e a.I loro Mimmino, adesso non capiscono più che se stessi, e alla fine la suocera si prepara a dare al riintraprendente marito (figurar~j !) un bebè. - Oh come si stava meglio quando si stava peggio! - La nuora, sempre in sogno, si vede già in mantello, cappellino e valigetta. << Dietro a lei il Mimmino tra le braccia di Te– resa, col suo cappuccetto rosso, e con una trombetta di carta in bocca. (- Come fa il treno, Mimmino? - Tutuììì !) ll. E il marito: « -Cosa è successo? dove andate? - Parto con mio figlio.· Non mi vedrai mai più. Non posso più resistere in questo manicomio. Addio. Avrai notizie dal mio avvocato>>. Ma legg(lté voi, e poi dite se, illu– minandosi ,de lla •pro-p,ria anima d'ironia, questa sognata irrealtà non vi guardi e.on occhi di realtà effettiva. Pcl!reun sogno ha la precisa evi– denza d elle co se vedute, sperimentate . . Precisa, evidente,, è anc~e L~ signori:1-aAnna. Però la protagonista e 11 suo caso sono cosi eccez1onah da lasciarci perplessi. Manca qui l'ele– mento grottesco, che mescolandosi all'elemento ed:iificante anche il più straordina~io, ,può renderlo accettabile col trasferirlo, dal piano delÌa realtà, decisamente su quello della fantasia. Cosi avveniva ne La For– tuna,. da cui s'intitola la prima _raccolta di novelle della- Drigo, e così nel Signor de Montreitw, con cm s'apriva la seconda. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy