Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
A. E.ALDINI; Amici allo spiedo 757 una marcetta, per quando scenderò in San Pietro (perché un po' della sua vita entrasse ,sotto quella volta santa). E saliamo ai nostri appar– tamenti, su questa « costruzione andata cosi sopra all'altre cose mor– tali», e, dall'alto, guardiamo dentro Roma, « come_ dalla cima d'un monte dentro gli ovili». << Qui non si può fare a meno di guardare al tempo dal punto di vista dell'eternità, alla nostra giornata dal punto di vista dei secoli». - Pare felice e distaccato. Ma, a un tratto: « Caro, dammi il binocolo. Voglio guardare là in fondo, in quel fo– sco tra muro e colonne, le tavole appare_cchiate all'aperto dell'osteria del Trentuno. Guardali quei formiconi, però, come mangiano d'appe– tito!». Una trattoriuccia cosi) nessun strapaes,ano l'ha vista, desiderata e descritta, con tanto amore., E questo è frutto di quell'immaginazione che Baldini chiama « ,stravagante per sua natura», e che acquista colore e senso se la punge il sentimento : dell'immaginazione dei cuor. franchi. Con essa Baldini ha; dipinto· una galleria di quadri, tutti d'amici, che gli facessero un poco compagnia, e l'aiutassero a non perdere H gusto della vita. E un giorno lontano, anc6ra certo si ricorderà questo Baldini. dipintore di bella maniera. GIUSEPPE DE R-0BERTIS. PAOLADRrno, La signorina Anna. - Jacchia, Vicenza, 1932. L. 10. Scommetto che Paola Drigo non è del mio parere : ma le novelle che in questà sua terza rac.colta a me piacciono di più sono Pare un sogno, Un giorno, Il compagno di sauola. Dico «scommetto» perché se il libro si apre con La sjgnorina Anna (anzi ,se ne intitola), c'è da cre– dere a una predilezione della narratrice per questo suo lungo racconto, quasi romanzo. Dovendo cominciare con lin racconto di ampio respiro, io avrei dato la precedenza a Paolina. Resta il dramma della signora X, meglio soliloquio che novella : ed è a suo posto nelle ultime pagine, per certo carattere (felice carattere) di variazione finale su un motivo eterno di malinconia. · Dunque: Pare ùn sogno, Un giorno, Il compagno di souola. Un giorno è tutto, o almeno dà l'impressione d'essere tutto nel vero : ricordi che risollevano il capo e sono già imagini, - paesaggi o ritratti. - Argomento ? Una scampagnata di quei tempj_ là, di quando chi ne narra era appena una bimba, e poiché non usavano anc6ra né automobili né aereoplani, le partenze avvenivano patriarcalmente in carrozza, babbo mamma e figlioli pigiati come sardine, i domestici impettiti a cassetta. Giungendo al paese, - giorno di mercato o di fiera, - bisognava mettere la cavalla grigia al passo, tra baracche, vefooli, banchetti di ciambelle e montagne di cocomeri; poi la ca– valla riprendeva a trotterellare, giù per una romita stradina, chiusa, in fondo, da un cancello : dietro il cancello un giardino quadrato, dietro il giardino una casa; vecchiotta: la villa della nonna. Altri pa– renti eran già li, portati da altre carrozze; e i cpcchieri, staccati i cavalli, fumavano nell'ombra rotonda di un albero. Bel vedere, più tardi, tutti gli ospiti a, tavola, in quell'ora solare delle famiglie che BibliotecaGino Bianco
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