Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
A. BALDINI, A.miei allo spiedo 755 .affabile, cor.diale. Prosa ben tagliata, quadrata. Lo strazio che i catte– dratici hanno fatto ·e s;empre ·fanno del vocabolario dantesco ognun lo sa; e Baldini, bellamente, ruba a Dante le parole, quelle meno con– sunte, quelle più .µreziose, e le parole non son più di Dante, sono sue, .ancor nuove, come tse ffi" avesse scoperte lui ieri; e il latino, nelLe sue mani, è tutta gentilezza; le espressioni di gergo acquistano una~ tina che, splende, se pur non è che rame stridente. ~osse solo il pregio della lingua!. .. In questi diciassette ritratti, -ve– dete con quanti mezzi diversi s'è messo a; lavo.rare. Da grammatico, da esperto di stilistica, e da conoseitore di lettere e d'arti e d'uomini; sen– .za però essere queste cose mai ,separatamente, ma, tutt'insieme gram– matico e letterato e artista e uomo, e un irusinuante giudice. Attenti, prima di tutto, alle «insinuazioni», lasciate quasi sempre .... tra pa– rentesi, con aria sbadata, e sul punto di licenziare il ritratto o dargli l'ultimo tocco, come fosse uno sbaglio della .penna. Oh perché tra pa– rentesi? Perché gli piace, sì, di dire anche il male che va detto, ma senza voler guastare il sangue a nessuno, o e.attivarsi l'ingratitudine. E :che descrittore di stili ! Non dirò io che è qui tutta la novità del libro, ma certo, in questa prova di letterato solo, egli ha messo tanto impegno, ,è penetrato -con uno ,sguardo sì sottile, ha scritto con tanta proprietà e nettezza, che la descrizione alla fine diventa una vivente immagine di quello che ciascun artista ha detto di ipiù suo: e par di guardare in uno specchio grafico. Non solo. Ma poggiando sulla realtà de1le parole, sentendosi più a suo agio, più sicuro, Baldini ha armato la mano di giudice .e castigamatti. Aria in apparenza aillegra, · ma serietà più ooria di quellà dei musoni bibliotecarii. Immagini nate da quest'apparente esame grammaticale, esatte, rivelatrici, Barilli, a,d esempio, neppur se le sogna; quel Barilli che, lo ammiri quanto vuole, ma -è costretto a dire che; insomma, è un « capolavoro d'approssiima– zione >>. Su questa base, i giudizi di Baldini sono ,senz'ap.pello. Perché, come uomo, egli perdona a tutti; come scrittore, e parlando di scrit– tori, no. Le parole sue stesse ;reagiscono tra mano, si direbbe che avver– tono -da sé i difetti dove sono, li vanno a cercare, si fanno castigatrici. - Io, - pare che dica, - non c'entro; son esse, scatenate dalla Musa offesa. - .Su per giù come il suo Spadini un giorno diceva di gelsomin-o, col quale si trovò a percuotere sulla infervorata_ testa d'un tal pre– potente. Ma non vogliamo noi chieder troppo a certe notazioni in mar– gine, che Baldini ha appo•sta voluto lasciare in margine, per sua discre– zione, e che, portate in primo piano, sciuperebbero la bella prospettiva. E sarà discrezione soltanto, o timidità, o altro, non importa: da quan– d'era Maestro Pastoso, - e son passati vent'anni, - egli ha amato e fatto suo questo parlar coperto; e lasciamogli il diritto di dir la verità sottovoce. Non che si riduca tutta qui la sua arte di ritrattista. Naturalezza di gesti, e nozione precisa dell'ambiente, e rilievo e colore e abbandono, è dato di trovarli in due capitoli almeno : quello su Panzini e quello, tanto più vero e più ricco, su Spadini. Fatto felice incontro, ecco, egli è partito, lasciando libero corso all'affetto, all'immaginazione, e a-Ila sua franca intelligenza. Su questi argomenti, a distanm di tempo, tornando BibliotecaGino Bianco
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