Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

754 A. BALDINI, Amici aUo spiedo queste pagine egli è certo il più vicino dei suoi vici?i; e u~ giorno tut!i o·li riconosceranno che tra quelli della sua generazione, lm solo, cand1- <lamente, dilesse gli studi e le lettere, e la più disprezzata delle arti, che è quella di saper scrivere. . . . Si sa quanto Baldini ha lavorato a farsi un volto eh SCJ'1ttore, ri– conoscibile tra mille. Eo·li è riuscito a comporre, sa,lv'errore, e, a poco più di quarant'anni, git sei volumi; e un altro, che sarà certo il. più :spassoso e il più vario d'umore, quando apparirà -con tutte le rego~e ordinato in volume, glie l'è venuto preparando Melafumo. Pure Mi– chelaccio resta agli occhi di tutti, e Michelaccio ama egli farsi chiamare, con una sorta di civetteria, e ridendo dei fati-coni suoi fratelli che più oggi stancano la penna. Anche ,se un giorno fosse Papa, sa bene che « Papa Michelaccio », « Papa Nontenincaricà !- sarebbe il nome suo, e peggio. « Beata ignavia!», gli sc"appa eletto, quasi a sua giustificazione; e, rubando le parole a Spadini, vicino alla morte e alla verità: « quando mi andava di lavorare ho lavorato )).... E non cambierà certo negli anni a venire. Per richiamar,si a una regola più in grande, e non restare su un piano letterario soltanto, sa, dirvi, da saggio, e dirvelo in un orecchio, piano, rassegnata mente : « la vita ha ragione di amare quelli che non la infastidiscono e.on mettere le mani sempre avanti)); e sul suo stretto obbligo d'artista, ha idee non meno chiare e perentorie e coerenti. « 'froppe più cose da dire di quelle che farebbero strettamente all'as– sunto», osserva a proposito d'uno scrittore umoroso e ·esorbitante; e: << l'arte dello scrivere è più quella del cavare che del mettere )l, dice altrov,e, e che bisogna sapere « dalla ressa eonfusa di cento particolari l> estraITe « quel piccolo fatto nuovo che si direbbe contenga l'essenza in atto l). Come fare allora a toccar così infallibilmente l'essenziale? I Cercando il vero ne.Il'arte, e tenendo i piedi ben saldi in terra, non la- sciandosi trascinare dal gusto del nuovo, del nuovo a oltranza; perché alla fine « tutto il mondo è paese l) (e se ne ricordò neHe sue corrispon– , denze pai'igine, ,e aveva ragione). La sua più alta mira è nascondere in ogni caso la fatica, essere nel tempo .stesso elegante e disadorno, piutto- sto parer facile che nubilo; e abbasso l'ispirazione che fa avventata la penna! Anche nella lirica egli non chiede che un « tono giusto di parlare a se stesso l> (ginsto, parlare, non cantare) ; e dei pittori più lo sorprende Raffaello, che il sorprendente sciolse in una beata naturalezza, in colori felici; e visitando le Stanze e le Logge, una mattina salito su una scala a palco, dinanzi al Parnaso e alla Messa di Bolsena, vorrebbe che Spa– dini gli spiegasse « co m'ha fat to Raffaello a diventare Raffaello ll. Voi vedete il modo paca.to col quàle Baldini diee queste cose. Ì'Ì on le. detta a,cutezza. d~ m:ent_e, ma_ l~n~no, che direi la prima dote sua. Limitaz10m Baldm1 ne avrà, e ne hanno crittori anche più g·1·andi di lui, ma è che in Baldini non fanno neppur ombra sia pure una bell'ala d'ombra intorno alla luce, per il giusto risalto. Quel che non -sa, non intende, non accetta rimane fuori del suo mondo · ma . ' ' quello che sa, che mtende, che accetta, gli si atteggia nelle forme più chiare. La stessa lingua è d'una temperata bellezza che non ha l'uguale , oggi: sapientemente fusa d'antico e di moderno' di parole illustri e di dialetto, di rarità insomma che smorzano il r~ro in un tono piano, BibliotecaGino Bianco

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