Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
E. PrsTELLI, Le memorie di Omero Redi 753 città era morto d'una perniciosa fulminea il padre Antonio domeni– cano, - che era il suo primogenito e predilétto figliuolo, - ca,dde iµ deliquio. Lo sollevarono a braccia e lo portarono a casa. La nonna affac– ciatasi al rumore e visto il marito in quello stato cadde riversa gri– dando : - Han,no fucilato Venanzio ! - Appena si fu ria,vuta e seppe invece che era morto il padre Antonio esclamò : - Sia ringraziato il Signore! - ». E aggiunge il Pistelli: « Quando il babbo mi raccontava questa scena finiva sempre con l'osservare: - In casa nostra ne sono accadute di tutte; anche che una mamma abbia dovuto ringraziare Dio alla notizia che le era morto un figliolo .... ». Nel capitolo successivo. il .Pistelli ci racconta « come lo zio Venanzio aprì una smrola e prese moglie e poi rimasto vedovo si fece frate ». Frate scolopio; e il nipote non ce ne dice di più; ma noi sappiamo çhe il padre Venanzio fu uno di qùei maestri che gli scolari ricordano poi per tutta la vita. Questi erano stati i vecchi del padre Pistelli ; e chi legge oggi queste Memorie non può fare a meno di pensare: quanto del carattere del fiero nonno e del caustico zio Emidio codino, e soprattutto quanto zio Ve– nanzio c'era nel padre Pistelli ? « Non erano caratteri facili quelli dei miei vecchi. Ma :o ringrazio Dio che fossero così perché mi è sempre piaciuta la gente che ha un'id~a e l'ama con passione e combatte per . quella a viso aperto» ; e poi, « passato quel momento, quando erano per casa liberi dalla loro occupazione li sento quasi sempre cantarellare e spesso anche cantare a voce spiegata». Faceva così anche lui. PIETRO p ANCRAZI. ANTONIO BALDINI, Amici allo spiedo. - Valloochi, Firenze, 1932. L. 8. Nel leggere quest'ultimo libro di Baldini, - sedici capitoli, dicias- / sette ritratti d'artisti e di scrittori d'ogni leva, - tante parole, le pa,role / sapide dell'autor di Michelaccio, espressioni curiose, giudizi ful'bissimi, I mi si son fatti naturalmente innanzi, ora a tentarmi, ora a fermar la . mente, ora a occupar l'animo intero, come in una rappresentazione figu– rata dei gusti di Baldini. E n'è venuto fuori un ritratto vero quanto mai e insinuante. Ma questo, si dirà, succede per altri libri e altri scrit– tori. Sì, certo. Solo che nel libro di Baldini il fatto si verifica nel modo più inavvertito, e .senza che quasi l'autore lo voglia. Quelle tali parole e espressioni, quei giudizi, non hanno nessuna apparenza di confessione, sono invece quant'è possibile dissimulatamente obbiettivi, detti e caden– zati a proposito non di sé, ma di altri, spremuti direi dalla logica del discorso, e di un discorso non autobiografico: il fiore insomma d'un'espe– rienza non spesa a cercar solo le farfalle sotto l'arco di Tito, Hanno poi un merito raro : che se. Ba1dini scrittore dovesse personalmente rispon– dere alle rigorose esigenze che porta nello studio dei suoi contempora– nei, non dirò che sarebbe in regola perfettamente, ma va assai vicino a quello stato di beatitudine e di grazia che la mente sogna. La sua ars retorica, la sua regola di scrittore, non ha nulla d'imparato o di ca– parbiamente volontario, non è superbia d'ingegno, e tanto meno vana– gloria,. A quella ideale scrittura alla quale par accennare e ritornare in 48, - figa,o, BibliotecaGino Bianco
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