Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

750 E. PrsTELLI, Le memorie di Omero Redi richine son mie, e se leggerete delle cose piuttosto pese, son sue. Quando il prC>tagonista ride son io, e quando brontola è.lui>>.. Che poi le cose stiano sempre come dice Omero, e che, pnma nelle Pistole come ora nelle Memorie, la partita del «peso>> e del « birichino i>, del «ridere>> e del «brontolare>> sia da ,dividersi proprio come Omero vorrebbe, questo non lo g·iurerei. V,erissimo che a Omero, al ragazzo camorro, lo scolopio padre Pistelli ha a.ffidato molti candidi affetti, slanci, nostalgie e segrete tenerezze che forse lui in persona prima., per quel pudore dell'uomo fatto, non avrebbe trovato mai il modo di espri– mere - e allora evviva Omero Redi! - ; ma è anche vero che a Omero, in servizio del GiornciUno ( dove prima le Pistole e queste stesse Memorie furon pubblicate) toccò di ricordare tutti quei maestri e maestre, esami, professori, programmi, medie, compiti, mamme, bambini, signorine e mezze-signorine ... , che ora per noi non è •sempre un gran diverti– mento a rileggere. E toccò a Omero la parte di dire quei motti e frizzi, canzon~ture e allusioni contro la « spicologia )), la pedagogia, i peda– goghi e le pedagoghesse, la Crusca, l'analisi estetica, l'atto puro .... Polemica contro le rettoriche e le pedanterie scolastiche del tempo; magari utilissima,; ma che, come succede, tiene anch'essa un tantino del pedante. Anche quanto allo scrivere (dico proprio quanto allo stile), non so s,e il ragazzo Omero abbia sempre giovato al padre Pistelli. Il quale, di suo scriveva molto bene; e della stessa compagnia di Omero si -valse talora per scrivere anche meglio, per dare cioè più sapore, frizzo e snodatura alla sua già vivissima prosa. E ne trasse quell'aria casi– gliana per· cui tutta. l'Italia nel Giornalino finì per sembrare un vi– cinato. Ma poi gli anacoluti, le sconnessioni, gli equivoci verbali di Omero, ripetendosi, ,finirono per mettere in quella vita qualche tratto men dvo: quasi battute già aspettate e prevedute di un gergo. (Qual– cosa di simile successe al Lucatelli col suo Oronzo). Insomma, s'avesse ora a concludere e a far le parti tra i due, direi che non di rado c'è più «professore>> più « peso >i, in Omero Redi che nel padre Pistelli. Il padre scolopio restò spesso più libero, più veramente ila,re, superior– mente più « birichino ii lui, del suo ragazzo. (Nello stesso GiornaUno i ragazzi più veri, - i ragazzi che davvero piacciono ai ragazzi, - fu– rono sempre quelli di Vamba). Se ciò è vero, non dispiacerà a, nessuno che in queste Memorie degli ultimi anni ci si sent1Lpiù il padre Pistelli che Omero Redi. Cronache e beghe di maestri e scolari qui c'entran per poco. E quando vi si tocca della scuola, ,è prop:'io il padre Pistelli che parla e riassume in breve la sua esperienza .d'uomo che « da maestro elementare, a professore d'univ,ersità >> insegnò, ed era tuttavia capace d'insegnare, in tutte le scuole. Qualche aforisma mi 'par memorabile. Questo, per esempio su certi libri elementari degli ultimi anni: « se ai ragazzi fate legger: so– lamente quel che possono capire subito e senza fatica, sapete quale sarà il risultato? Che si anezzeranno a non servirsi ma.i della propria testa >J. E quest'altro sui programmi del liceo: « quando uno è al Liceo deve avere imparato da sé a regolarsi e a levare dalle pretese dei professori quel tanto per cento che è ginsto per non rincitrullire ii. Sui professori: BibliotecaGino Bianco

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